Tutto avveniva, secondo l’accusa, attraverso la corruzione dei vertici di allora della Sma Campania (società in house della regione Campania) utilizzando la tecnica dell’affidamento diretto – illecito – di appalti, attraverso la “somma urgenza”, a cordate di imprenditori guidate da un pluripregiudicato, Salvatore Abbate, soprannominato “totore a’ cachera”, in affari con dirigenti della Sma Campania (società in house della Regione Campania) e con i direttori di alcuni depuratori. A casa di Abbate i finanzieri hanno trovato molto denaro contante in pacchi di banconote sottovuoto: così tanto che è difficile contarlo. (ANSA).