«I dati rilevati fanno registrare all’attualità, rispetto alla metà di gennaio, un aumento, costante da tre settimane, dei contagi, dei casi sintomatici e dei decessi. Tranne che nella fascia d’età 0-2 anni, si registra un aumento dei contagi in tutte le fasce di età.
All’attualità – scrivono i tecnici dell’Unità di Crisi – lo scenario epidemiologico risulta significativamente aggravato rispetto a quello rilevato nella settimana scorsa e vede una diffusa esposizione alle varianti e, in particolare, a quella inglese – nelle aree metropolitane e casi anche nelle aree interne o isolane, sinora non esposte. Sono, tra l’altro, allo studio anche alcuni casi probabilmente riconducibili alla cosiddetta variante brasiliana».
Uno stop per tutte le scuole di ordine e grado necessario «in considerazione della diffusione della variante inglese del virus presso le fasce più giovani della popolazione e dei gravissimi rischi di propagazione negli ambienti familiari degli studenti; delle problematiche, a tutt’oggi irrisolte, in ordine alla corretta applicazione delle misure di prevenzione individuate dalla circolare del ministero della Salute del 31 gennaio 2021 che attestano la necessità di aumentare lo spazio di distanziamento e di ridurre il tempo medio di permanenza in aula e dell’esigenza di assicurare l’efficacia della campagna vaccinale in corso per il mondo della scuola, salvaguardando il personale docente e non docente dalle infezioni occasionate dalla presenza in classe, per il tempo occorrente ad effettuare la vaccinazione secondo il calendario previsto».
Nel frattempo il Cts , su sollecitazioni delle Regioni, nel verbale stilato al termine di due giorni di riunione ha raccomandato di garantire nelle zone arancioni «quanto più possibile l’attività didattica in presenza».