“Scultura e pittura insieme – spiegano le artiste – che raccontano un presente tormentato e sospeso che ancora ci attanaglia con una cromia ridotta e inquietante, ed elaborazioni scultoree integrate con chiodi e fili di rame, espressione di oppressione ed insostenibilità per l’umanità intera, che sconfina nella privazione della libertà del fare, del relazionarsi ad altri, se non anche della sopraffazione fisica e psicologica del COVID ”
Di sicuro un forte impatto emozionale raggiunto dalle due artiste cavesi che hanno voluto anche rivolgere un omaggio a tre grandi protagonisti del mondo dell’arte visiva e letteraria: Caravaggio, Magritte e Dante Alighieri.
Di questo progetto la giornalista e critica d’arte Gabriella Taddeo racconta: “Speculari, simili, simmetriche ma non identiche né identificabili le immagini a due voci che Annamaria Panariello e Rosanna Di Marino rendono visibili con un alternarsi caravaggesco di luci ed ombre che interpretano il presente con tormento e sul momento. Intrecci, catene, capelli-ragnatela che avviluppano, imprigionano nelle loro spire, negli intricati labirinti che non lasciano intravvedere né la direzione né la via d’uscita.
I volti sono senza espressione di sguardi senza precise identificazioni, sono spenti non sanno verso e come guardare. Rimangono irrigiditi nella dimensione del presente che come la mitica Medusa ha ipnotizzato, raggelato i loro occhi. Il numero prescelto è il nove che reinvia allo stesso numero dei gironi danteschi, lì dove le anime erano appunto avviluppate, imprigionate e a volte senza possibilità di salvezza.
Ma accanto al nove ci sono delle soglie che possono significare chiusura ma anche attraversamento e apertura verso direzioni segrete, insondabili ancora sconosciute quelle verso cui la vita, il fato ci spingono al di là della nostra stessa volontà. Sono porte surreali di reminiscenza magrittiana che vengono attraversate e si aprono verso gli abissi del futuro. Scultura e pittura si affiancano come due anime migranti unificate da uno stesso sentire, da una stessa sospensione, da uno stesso tempo di chiusura che aspira dal bozzolo a librarsi nel volo finalmente libero di una vita nuova.“