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Insegnante morta 3 giorni dopo il vaccino Covid, indagati due medici

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Si sono svolti ieri, domenica 7 marzo, i funerali di Annamaria Mantile, la docente napoletana di 62 anni deceduta lo scorso 2 marzo; alle esequie, nel pieno rispetto delle norme Covid, hanno partecipato anche i suoi alunni e le colleghe dell’istituto comprensivo Cesare Pavese, dove insegnava inglese.

La donna aveva ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca il sabato precedente, il 27 febbraio, aveva cominciato a stare male circa due ore dopo la somministrazione, accusando dolori addominali, nausea e problemi respiratori.

Sulla vicenda la Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta, ipotesi di reato colpa medica: c’è da stabilire la causa del decesso e, una volta risalita a quella, capire se ci sono stati degli errori nei protocolli adattati e se esiste un nesso col vaccino.

Al momento nel registro degli indagati ci sono due medici, gli ultimi con cui ha avuto contatti la docente: il medico di base, contattato nel pomeriggio di sabato, che aveva prescritto una flebo per la reidratazione e indicato di assumere un antispastico per i forti spasmi addominali, e il cardiologo che ha visitato la donna il 2 marzo, poche ore prima del decesso, e che ha appurato che non c’erano problemi a livello cardiaco. La docente, almeno apparentemente, non soffriva di patologie croniche. Intervistato da Fanpage.it il fratello, il sociologo Sergio Mantile, aveva ricostruito le ultime ore della 62enne.

La Procura ha nominato 4 consulenti, altrettanti sono stati indicati dalla famiglia, rappresentata dall’avvocato Marcello Severino. “L’incarico peritale – spiega il legale – è un quesito molto ampio, riguarda dal momento dell’inoculazione del vaccino a quello del decesso. Si dovranno individuare le cause della morte e capire se ci sono delle responsabilità, se sono stati adottati tutti i protocolli previsti come, in questo caso, se siano stati attesi i tempi indicati per verificare eventuali reazioni avverse”. L’esito dell’autopsia, eseguita sabato, verrà depositato entro 60 giorni.

La vicenda ha suscitato molto clamore soprattutto per la vicinanza temporale con la somministrazione del vaccino; al momento, però, non ci sono evidenze che il decesso possa essere in qualche modo collegato al farmaco. La morte potrebbe essere stata causata da patologie pregresse, ma anche da una intolleranza specifica della donna.

Per l’infettivologo Franco Faella, intervistato da Fanpage.it, è necessario fare chiarezza sulle cause  della morte ma senza lasciarsi andare a facili allarmismi.

“Prima del riscontro autoptico non possiamo dire nulla – aveva detto Faella – Si rischierebbe soltanto di allarmare chi deve sottoporsi alla vaccinazione. È un caso che va sicuramente studiato in modo rigoroso, si deve capire se la morte è dovuta ad altro o se esiste un nesso, che potrebbe essere anche in una intolleranza specifica della professoressa. È l’unico modo per dissipare i dubbi ed evitare che passi l’idea che vaccinarsi sia pericoloso a prescindere”

 

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