Il Covid-19 è un nemico invisibile che ci ha colpito a sorpresa, è entrato nei nostri corpi, nelle nostre vite, ed ha portato morte e devastazione come mai avvenuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ogni vittima ha un nome, ha lasciato una vita con affetti, speranze, sogni. Il nostro giornale di oggi è avvolto da volti e storie di alcune di loro. Sono i nostri parenti ed amici, i nostri vicini di casa e colleghi di lavoro, le persone che incontriamo uscendo di casa, salendo sull’autobus, andando a scuola.
Ogni volto, ogni caduto nella guerra al virus è un tassello del nostro Paese: hanno nomi, origini, fedi, generi e colori diversi ma in comune c’è l’appartenenza ad una comunità nazionale che ha il dovere di ricordarli per le generazioni a venire.
Perché erano come noi, perché potevamo essere al loro posto, perché ciò ci aiuterà a proteggerci da nuove minacce collettive e perché ciò consentirà di ricostruire ciò che è stato distrutto. Guardando avanti, nel loro ricordo. Perché la vita prevale sempre sulla morte se la memoria del dolore cementa la nostra identità.