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8 marzo 2021: the day after (di Enzo Todaro)

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L’otto marzo 2021, nonostante gli effetti tragici della pandemia, per le strade di Salerno sono apparsi i soliti, improvvisati venditori di mimose. Personalmente avrei preferito leggere che i femminicidi sono diminuiti, che il salario è uguale per uomini e donne, che i forzati licenziamenti non siano maggioritari per le donne.

Non è certamente il giallo della mimosa che risolve gli atavici problemi irrisolti del “mondo donna”.

L’ovvietà del vocabolario inneggiante l’8 marzo lascia il tempo che trova. Mentre nel nostro paese trova, purtroppo, ancora credibilità la politica del dire e non del fare.

Infatti, la presenza della donna nei gangki vitali delle istituzioni è molto al di sotto di quella degli uomini.

L’8 marzo 2021 appare il solito rituale: “difendiamo le donne”. Con propositi che rimarranno purtroppo ancora tali mentre l’esistenza della donna si fa sempre più precaria, difficile nel rapporto con l’altro

Anche la condizione della donna tra nord e sud della penisola non è paritaria.

Poco è stato dello della triste, a volte, disumana condizione della donna del Sud. Compiutamente l’ha detto una mano anonima che ha scritto, all’ingresso di una galleria dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria: Il sud è una terra in cui l’uomo è ancora emigrante e la donna è schiava”.

Spero, da uomo del profondo Sud, che non abbia ancora a leggere, nell’immediato futuro, frasi del genere.

Vorrei vedere meno “scarpe rosse”, leggere finalmente che si è raggiunta la parità tra uomo e donna e non memorizzare, in maniera critica, le ovvietà della politica politicante

Enzo Todaro

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