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Covid, De Luca, “Siamo in guerra. Senza vaccini non si torna alla normalità”

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«L’Italia è entrata in pieno nella terza ondata. Ci avviamo ad avere un Paese tutto in zona rossa. Noi già ci siamo e riscontriamo un numero di positivi estremamente elevato con quasi 500 positivi sintomatici. Se nell’ambito di questi 500 solo un 10% richiede ricovero ospedaliero, vuol dire che ogni giorno dovremo liberare 50 posti in più”. Così il Governatore della Campania Vincenzo De Luca nel corso della consueta conferenza settimanale sul canale Facebook istituzionale per fare il punto emergenziale e sanitario sul Coronavirus.

«La situazione è seria anche se reggiamo ancora, ma è assolutamente bloccare la crescita del contagio altrimenti nel giro di 10 giorni dovremo chiudere altri reparti. Questo è il problema quando si decide di chiudere l’Italia, lo si fa per evitare la saturazione delle terapie intensive e impedire che non ci siano più posti letto».

LA SITUAZIONE IN CAMPANIA

«I nostri comportamenti devono tornare ad essere quelli di febbraio-marzo 2020. Si sta in casa a meno che non sia indispensabile uscire per lavoro o per questioni sanitarie. Non è ancora chiaro a molti cittadini che siamo in guerra. Quando ci sono 25.000 positivi e 4-500 morti vuol dire che siamo in guerra. Ormai in quasi ogni condominio c’è un concittadino che muore. Dovremo convincerci che non siamo in ordinaria amministrazione e purtroppo non tutti lo hanno capito sia tra i cittadini che tra i livelli istituzionali che si muovono con indifferenza».

LA BUROCRAZIA

«Abbiamo cominciato la vaccinazione con il personale scolastico, la nostra piattaforma necessitava di una conferma del Ministero della Pubblica Istruzione che non ce l’ha voluto dare per questioni di privacy. Siamo alla follia. In Italia siamo in guerra e non ce ne siamo ancora resi conto».

LE UNICHE PRIORITÀ PER I VACCINI

«C’è una sola priorità: personale socio sanitario, residente sanitarie assistite, ultra ottantenni e fasce deboli. Solo le fasce deboli arriviamo ad un milione di persone. Poi il Governo ci ha indicato il mondo della scuola e le Forze dell’Ordine. Per le prime categorie che ho citato viene utilizzato il vaccino Pfizer e Moderna, per le altre categorie viene utilizzato il vaccino AstraZeneca. Credo che dalla prossima settimana cominceremo anche con le persone fragili, ma il problema è sempre lo stesso, che le forniture di Pfizer continuano a scarseggiare».

NESSUNA PRIORITÀ PER AVVOCATI E GIORNALISTI

«Non si stanno vaccinando altre categorie. Il Governo ha indicato, dopo queste fasce, categorie di lavoro di pubblica utilità dove entrano in tanti (Avvocati-Giornalisti-ecc). Questo ha determinato l’equivoco. Allora, chiariamo, queste categorie non sono prioritarie».

IL CASO ASTRAZENECA

«Dobbiamo fare i conti con il problema che ha presentato AstraZeneca somministrato per il mondo della scuola e le Forze dell’Ordine. Evitiamo psicosi e situazioni di angoscia. Si è determinato un problema presentato la realtà per quella che è. Ci sono state alcune ricadute che vanno verificate in persone che hanno avuto quel vaccino. Sono milioni in Europa. E’ stata sospesa la somministrazione di una partita di quel vaccino».

LA RICOSTRUZIONE SUI VACCINI

«A fine dicembre c’è stato il V-Day, primo giorno europeo per le vaccinazioni. Si è celebrata una giornata simbolica il 27 dicembre. Ricorderete quando al Brennero arrivò il primo carico di vaccini. Aspettavamo vagonate di vaccini ma in realtà arrivò solo un furgone. Ma non rappresentò un problema perché era una giornata simbolica e c’erano tante campagne di No-Vax in cui si chiedeva alle istituzioni di vaccinarsi per prima per dare l’esempio.

L’ho fatto anche io per dare un elemento di fiducia e compiere un piccolo atto di coraggio. Non ho tolto il vaccino a nessuno visto che c’era tanta diffidenza. Siamo partiti perché ci avevano detto che sarebbero arrivati milioni di vaccini. Dopo un mese ci hanno cominciato a dire che i vaccini non arrivavano. Siamo andati avanti rispettando le priorità che ho citato prima. Ma sempre in carenza di vaccino. Oggi però abbiamo gli ospedali CovidFree e non è una piccola cosa».

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