«Bambini per i quali – scrive Sorrentino in un post – anche un semplice raffreddore può essere fatale.
Ieri, intorno alle ore 19.30, il piccolo con febbre alta e difficoltà respiratorie, dagli operatori della croce rossa di Nocera Superiore, dopo essere stato stabilizzato viene condotto all’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, tenuto in ambulanza non essendo la struttura ospedaliera atta ad ospitare il fanciullo.
Appurata la necessità che Gennaro dovesse essere tradotto presso il nosocomio napoletano è sorto il problema: nessun mezzo era disponibile da Nocera verso Napoli.
Persino gli operatori del 118 si erano offerti di condurre il bambino al capoluogo campano tuttavia mancava l’autorizzazione per far partire Gennaro.
Soltanto dopo diverse segnalazioni ed il tempestivo intervento della Dottoressa Gentile e dell’Onorevole Lucia Vuolo, i genitori, Giuseppe e Mariarosaria sono riusciti ad ottenere il trasferimento di Gennaro a Napoli e vedere riconosciuto al bimbo il suo diritto di essere curato.
Dopo ben 4 ore d’attesa all’esterno dell’Umberto I, chiuso nel mezzo sanitario con febbre alta e difficoltà respiratorie, è arrivata un’ambulanza da Salerno che ha condotto Genny e la sua mamma a Napoli.
Mamma Mariarosaria Speranza sottolinea di aver provato grande dolore, paura e sconforto in queste ore terribili , ma non ha paura di raccontarlo a tutti come racconta della alla sua forza d’animo e della rabbia e indignazione che condivide assieme al marito.
Qualcuno ieri l’ha definita un “Kamikaze” e forse è stata davvero così: disposta a tutto per il suo Kiky. Ma se non fosse stato per il Kamikaze Mariarosaria, insieme al suo Genny l’autoambulanza non avrebbe trasportato un’altra bimba angrese di soli 2 anni. “Siamo tutti uguali e Kiky aiuta sempre i suoi amici” – chiosa Mariarosaria. Giuseppe e Mariarosaria sono “genitori coraggio” che non hanno paura di denunciare un fatto grave.
Giuseppe si rivolge alle istituzioni ed alle autorità affinché ascoltino il suo grido di aiuto che si fa grido comune di tutti i genitori e di tutti i bimbi speciali. La domanda retorica di Giuseppe è “chi non ha Santi in Paradiso, non ce la fa???
Ad ogni essere umano spetta il riconoscimento dei propri diritti ma soprattutto tutte le persone devono essere uguali”.
L’indignazione del giovane padre è tanta. La rabbia di questo genitore è rivolta anche e soprattutto ai cittadini: a tutti quanti a distanza di un anno lamentano la mancanza di libertà segnata dalle restrizioni anticovid-19. “A tutti questi rispondo solo con una fotografia. Guardate mio figlio e ritenetevi fortunati a stare a casa ma soprattutto a stare bene. Il covid-19 esiste e non fa sconti a nessuno. Il mio piccolo guerriero ora lotta in ospedale insieme alla sua mamma”