Made in Italy, il primato della pasta (di Tony Ardito)

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Da una analisi della Coldiretti sui dati Istat emerge che, in controtendenza rispetto all’andamento generale del Made in Italy, la pasta è il piatto del 2020 con il record storico delle esportazioni, per un valore superiore a 3,1 miliardi nell’anno Covid grazie ad un balzo del 16%.

A livello globale, la pandemia ha provocato una svolta salutista nei consumatori che hanno privilegiato il benessere. Cosa che ha favorito tutti i prodotti base della dieta mediterranea a partire proprio dalla pasta, la quale ha contribuito al record storico delle esportazioni agroalimentari nostrane che raggiungono nel 2020 i 46,1 miliardi, il massimo di sempre, grazie all’aumento dell’1,8% in netta controtendenza al crollo generale.

La pasta vince pure in casa: gli italiani hanno aumentato gli acquisti in valore del 10% nello scorso anno con punte del 29% per quella prodotta solo con grano tricolore. Secondo la nota associazione degli agricoltori, è un risultato conseguito anche per effetto della battaglia intrapresa a sostegno dell’etichettatura di provenienza delle materie prime sulle etichette degli alimenti.

Iniziativa che ha portato, nel febbraio 2018, all’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta e che ha spinto le principali industrie alimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale.

Senza dimenticare il boom casalingo del fai da te che ha fatto volare i consumi di farina (+38%) e uova (+14,5%), con l’impastatrice che è divenuta uno strumento irrinunciabile in cucina, tant’è che l’Istat dal 2020 lo ha incluso ufficialmente nel paniere.

Con la emergenza Covid-19, gli Stati Uniti sono diventati i maggiori consumatori mondiali di pasta italiana – fuori dai confini nazionali – grazie ad un aumento record del 40% che consente il sorpasso su Francia (+4,3%), Germania (+16%) e Gran Bretagna (+19%), nonostante la Brexit. Una significativa crescita si è registrata pure in Australia, in Asia, in Giappone e in Cina.

È nostro il primato del più elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi; ci seguono: la Tunisia, con 17 Kg, il Venezuela (12 kg), la Grecia (11 kg), il Cile (9,4 kg), gli Stati Uniti (8,8 kg) e, a pari merito, l’Argentina e la Turchia (8,7 kg).

Le restrizioni imposte dal lockdown e da cromie varie hanno spinto al ritorno della cucina casalinga, ai suoi piaceri, ai suoi sapori e dunque a sua eccellenza, la pasta. Un’attività che in tanti, volentieri, abbiam finito col considerare un efficace antidoto alle tensioni e allo stress provocati dalla pandemia.

di Tony Ardito

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