Ass. ‘Io Salerno’: Festinare Nocet

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Gli antichi Romani se la prendevano comoda. Con feste pubbliche, manifestazioni e giochi, a cominciare dai Saturnalia, si tenevano ‘occupati’ per una buona metà dell’anno.

Beati loro: lavoravano poco e non pagavano le tasse.

Le entrate dello Stato erano costituite dai fitti chiesti su un terzo di tutti i territori conquistati, dai diritti sui pascoli e sui commerci, dai tributi periodici dovuti dai popoli sottomessi. C’erano, poi, gli indennizzi e i bottini pretesi dopo ogni vittoria. In verità, era anche prevista una tassa personale, il ‘tributum capitis’, ma non veniva mai riscossa per la sovrabbondanza degli introiti.

Addirittura, dopo la battaglia di Pidna, che nel 168 a.c. pose fine alla terza guerra macedonica, il bottino fu talmente abbondante che fino al II secolo d.c., cioè per almeno 300 anni, i cittadini Romani furono esentati da qualsiasi tributo diretto (fonte: Storie Romane). Sembra incredibile, ma pare che sia andata proprio così. C’erano condizioni di vita talmente favorevoli, per loro, che a molte famiglie veniva dato il frumento ‘a gratis’.

Per tutto questo, appare comprensibile che girasse tra il popolo l’affermazione ‘festinare nocet’, cioè ‘fare le cose di fretta può far male’, ovvero l’invito ‘festìna lente’, cioè ‘affrettati lentamente’.

C’è chi pensa, però, che le due frasi senza ‘autore’ possano essere state pronunciate da Quinto Fabio Massimo nel mentre punzecchiava – temporeggiando – l’esercito di Annibale, dopo Canne, recuperando ‘senza fretta’ i territori perduti e ponendo le premesse per annientarlo a Zama. Con la complicità degli ozi di Capua.

In ogni caso, da allora, molte cose sono cambiate. La vita è diventata enormemente più veloce, anche vorticosa, a causa di un sistema che remunera ciascuno sulla base del lavoro, se c’è, e pretende il pagamento delle tasse.

Così, la gente deve correre per guadagnare o, almeno, corrono quelli che lo possono fare. Oggi, sembra che prevalga il ‘festinaria non nocet’, cioè ‘affrettarsi non fa male’. Anzi, è necessario.

Peraltro, l’attuale momento di grande difficoltà impone una estrema velocità anche nelle decisioni organizzative e operative dei responsabili. E, chissà che i vincoli incredibili che stiamo subendo non siano proprio frutto di molti provvedimenti tardivi.

Ora, sembra che qualcosa stia cambiando e si stiano accelerando i tempi per uscire più velocemente da questa situazione, anche prima dell’autunno o, addirittura, dell’estate. In ogni caso, da semplici cittadini, non possiamo fare altro che stare chiusi e uniformarci. Tutto va come deve andare.

Cosa troveremo, dopo? Chi lo sa è bravo. Perché, al di là delle notizie in tv e sui giornali, che dicono tanto, ma non tutto, nessuno conosce davvero la profondità della crisi né può prevedere le sue effettive conseguenze sotto il profilo economico.

Abbiamo detto, in un precedente commento, che almeno il 75% dei residenti nella nostra Città è protetta dalla emergenza, chi più chi meno, grazie all’impiego fisso e alla pensione. Stringendo-stringendo, le difficoltà vere, la mancanza di risorse, sono riferibili ad alcune categorie professionali, alle partite IVA, ai commercianti e artigiani. In sostanza, rispetto ad altre realtà, abbiamo minori criticità. Ma, questo non ci salverà dai problemi, perché anche da noi ci sarà chi resterà indietro e anche da noi ci saranno nuovi poveri.

E, quindi, è necessario preparare, da subito, le condizioni giuste per favorire la ripresa.

Bisogna affrettarsi ad assumere provvedimenti agevolativi per le attività commerciali e produttive, con riferimento ai tributi e alle tariffe locali; bisogna affrettarsi ad organizzare gruppi di consulenti ‘a gratis’ in favore dei piccoli operatori per facilitare il ricorso alle provvidenze agevolative, al Sistema Bancario, ai provvedimenti fiscali, magari anche immaginando un ‘Consorzio di Garanzia’ per i più deboli.

Bisogna affrettarsi a definire accordi per la vendita ‘vuoto per pieno’ dei posti nei teatri, soprattutto in quelli amatoriali, nei cinema, nelle manifestazioni. Bisogna affrettarsi a individuare una diversa mobilità che prediliga l’utilizzo dei mezzi pubblici, con unico biglietto giornaliero calmierato, e di quelli privati ad uso collettivo, per evitare il caos in centro. Bisogna affrettarsi anche nella realizzazione di zone a traffico limitato e di nuovi percorsi pedonalizzati all’interno delle aree più colpite dalla crisi delle attività di vicinato.

Bisogna affrettarsi nelle azioni di recupero dei giovani dispersi scolasticamente, con accordi tra associazioni di categoria e istituti scolastici, per guidarli ad apprendere un mestiere in botteghe-scuola. Bisogna affrettarsi per corsi di formazione e di riqualificazione in innovazione e tecnologia per i lavoratori dispersi.

Ci sono molte altre criticità per le quali affrettarsi. Ma non abbiamo lo spazio.

Se, a livello nazionale, ci spetta solo il diritto di esprimere le nostre riserve sulle modalità di affrontare la crisi e sui ritardi nelle scelte, a livello locale abbiamo il dovere di fornire ogni utile contributo per limitare le conseguenze di questo disastro sulla Comunità.

Non programmare, oggi, ci espone davvero al rischio di non recuperare prontamente le condizioni per il ritorno alla normalità e può condannare i nostri figli alla vergogna di essere ‘sottomessi servitori’ di chi acquisirà posizioni di potere.

I popoli antichi, di volta in volta sconfitti, consentivano ai Romani di vivere bene, di lavorare poco e di non pagare le tasse. Non permettiamo ad altri di vivere allo stesso modo, sfruttando il nostro futuro.

Per molti giovani, ciò che la nostra generazione ha potuto fare, nel bene e nel male, viaggiando, lavorando, pagando le tasse e, magari, incassando la pensione, appare un sogno.

Aiutarli a trasformarlo in realtà è più di un dovere. E, affrettarci, è più di un obbligo.

Diversamente, sarebbe la sconfitta più umiliante.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

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