La mediazione raggiunta tra chi voleva un condono per tutti e chi invece solo per famiglie e aziende in vera difficoltà, porta sì al colpo di spugna sulle vecchie cartelle esattoriali fino a 5 mila euro (si tratta, come ha spiegato Draghi, di «multe dal valore medio di 2.500 euro, maggiorate da more e interessi» maturati negli anni), ma legato alla riforma per l’efficientamento del sistema della riscossione. Di fatto, si rinvia a un decreto, fatto di concerto con il direttore dell’Agenzia delle Entrate, per rendere più efficiente il sistema della riscossione, definendo modalità e criteri atti a rivedere il meccanismo di stralcio dei debiti per inesigibilità.
Draghi: «Milioni di cartelle arretrate? Qualcosa non funziona»
«Questo in effetti è un condono ma di multe di oltre 10 anni fa, che noi abbiano contenuti nell’importo di 5 mila euro» che al netto di sanzioni varie «corrispondono circa a 2500 euro». Ha spiegato così il premier Draghi in conferenza stampa l’ok a questa pace fiscale, sottolineando che il condono è «dentro un tetto di reddito per cui questo azzeramento» permette «all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione in modo più efficiente».
Draghi però non fa sconti: «E’ chiaro che in questo caso qualcosa non funziona se uno Stato permette l’accumulo di milioni di cartelle che non si riescono ad esigere », ha detto il premier, e per questo nel decreto è prevista «una modifica delle norme della riscossione, in altre parole una riforma, spero piccola, del meccanismo di controllo e scarico delle cartelle».
Ma niente illusioni: «Il fatto di accedere a un condono non elimina il problema, permette un piccolo sollievo ma un vero sollievo viene da una riforma del meccanismo», se si deve fare un condono, ha concluso Draghi, «si deve fare per una parte piccola della platea dei contribuenti: quella che ha meno disponibilità e per importi molto limitati».