Site icon Salernonotizie.it

‘Il luna park’: Io, malato di Covid, vi racconto la mia storia

Stampa
Ho voluto descrivere il mio percorso di vita all’interno di un ospedale post COVID in una maniera alternativa, quasi fiabesca senza affrontare termini medico scientifici.

L’obiettivo é quello di stimolare tante persone come me a lottare con ottimismo per sconfiggere questa terribile malattia.

L’ottovolante

Ho sempre amato le giostre, l’ adrenalina l’incertezza, il rischio.

Sono passati un paio d’ore da quando mi trovo qui, per salire mi hanno dato un bracciale che ogni volta in cui mi muovo mi punge, fastidioso, come la sensazione di non sapere quanto lungo sia questo percorso, quante salite o discese potrà presentarmi? Quanta paura potrà farmi?

Salgo, non c’è nessuno accanto a me, la chiusura di sicurezza è molto stretta, tanto da farti mancare l’aria, d’altronde avrò le gambe libere di muovermi, per percepire meglio la sensazione del vuoto sotto di me, in lontananza sento le urla di altre persone che, come me, cercano di dominare le impervie di questo viaggio mozzafiato.

Sudo. Cerco di distrarmi guardando il panorama, ma è offuscato, a tratti buio, come se il sole attorno a me giocasse con il crepuscolo.

Prendo velocità. La mia vista cerca di mettere a fuoco i momenti come una reflex con qualche anno di vita appena accesa, il mio stomaco invece si contorce come un paio di cuffie tirate fuori dalla tasca, cerco di gestire le mie emozioni, nella vita però sono sempre stato un maniaco del controllo ed ora che tutto questo mi viene a mancare mi sento meno forte del solito.

Si dice che davanti ai momenti di vera paura si sviluppi un autentico istinto di sopravvivenza, la voglia di trasformare questi brividi in coraggio, le discese durano sempre meno delle salite , ma più rimango qui e più mi adatto, trovo la quadra, apprezzandole entrambe perché solo conoscendole entrambe potrò scorgere con chiarezza la via del traguardo.

La sala degli specchi

Cambio attrazione, mi gira ancora la testa ed una sensazione di nausea mi sheckera, entro in un posto tanto complesso quanto affascinante, vedo diversi lati di me, la mia immagine è camaleontica, prima concava, poi convessa, pallida, distorta, ogni passo il mio corpo muta la sua forma, il cervello viene tratto in inganno da ciò che vede riflesso perciò scelgo di affidarmi al cuore, anche se spesso inciampo, sbatto la fronte, per evitare che accada ancora iniziò a camminare con le mani in avanti, come un personaggio di Thriller di Michael Jackson, molto probabilmente lo zombie.

Ho caldo, qualcosa dentro di me comincia a palesarsi, prima in modo intermittente poi sempre più insistente, lo sento ridere di me e delle mie difficoltà nello scorgere il percorso giusto, ha un interesse morboso, mi segue come uno stalker ferito nell’orgoglio, ora tutto é più chiaro: é il momento di lottare. Il mio respiro aumenta ed appanna le pareti trasparenti delle stanze. Le immagini di me riflesse però cominciano a diventare  sempre più chiare e definite, più sinuose, meno gravi. In me cresce la consapevolezza di evadere anche senza il percorso standard, sono pronto a sfondare, creandomi un alternativa che mi consenta di tornare a respirare a pieni polmoni.

Inizio a correre, le barriere diventano sempre più basse mentre gli specchi si uniscono fra loro formando un grande unico riflesso che mi mostra l’ uscita, sono fuori, fuori pericolo…

Il calcinculo

Mi sposto ancora. La giornata sembra essere più limpida, da lontano scorgo il viso di un signore che mi sembra di conoscere da sempre, mi consiglia di provare quest’ attrazione, lui la conosce bene, la sua

calma a tratti mi spaventa e mi chiedo come possa aver raggiunto tale equilibrio dopo tutti questi mesi in questo luna park, mi dice di fidarmi, che lui sa come fare.

È un uomo balcanico, tutto d un pezzo, mi prende sotto braccio con fare paterno e mi fa accomodare, mi lega con attenzione per poi raggiungere il centro di controllo, di solito qui sopra per divertirsi si ha bisogno di qualcuno che ti spinga in avanti facendoti provare il brivido di perdere l’orientamento.

Iniziò a dondolare….i primi giri sembrano in SLO-MO, ad ogni passaggio lui mi guarda con fare d’intesa, come se lui già sapesse che solo il mio spirito insieme al suo aiuto potrà consentirmi di strappare l’orsacchiotto.

Attorno a me inizio a percepire energia spirituale, tante mascotte vestite di bianco stanno facendo il tifo per me.

Cerco di sfruttare la forza centrifuga. Lui per motivarmi inizia a far oscillare il pupazzetto, mi avvicino sempre di più, le voci delle persone intorno a me si tramutano in un coro, un inno alla lotta che grazie a tutti questi interpreti si trasforma in un musical dal nome VITA.

Zac! Finalmente lo afferro e fiero di me mi volto per condividere questo momento insieme al mio amico, ma lui non c’è più, ha finalmente raggiunto la sua famiglia dopo tutto questo tempo, terrò questo come ricordo, simbolo della forza e della determinazione che mi hai infuso. Grazie Besim, buona fortuna.

La ruota panoramica

Con il mio orsacchiotto mi fermo per mangiare un po’ di zucchero filato, il luna park si è riempito e vedo molta gente dirigersi verso un raggio laser che proviene dall’attrazione principale, un fascio di speranza che taglia l’ ambiente circostante come una lama nel burro.

Molta gente si avvicina sperando di avere la fortuna di godersi il panorama, mi avvicino con fare curioso più mi avvicino e più mi sento piccolo in confronto a lei, è maestosa, scintillante romantica, guardandola dal basso capisco che mi trovo davanti alla forma di cura più importante per tutte le persone : l’Amore, si lui, insieme alle persone che ti vogliono davvero bene possono fartici salire, roteare e portarti in alto, facendoci accantonare tutti i futili motivi di screzio quotidiano su cui spesso ci fossilizziamo quando diamo per scontata la nostra salute.

Da quassù é tutto più piccolo… da quassù tutto é più bello, capiterà a tutti prima o poi di fare visita ad un luna park ma l’ importante sarà sempre trovare la propria ruota panoramica….
Andrea Di Lella

Ringraziamento speciale per tutti gli amici e i parenti che mi hanno supportato, per Kajtazi Besim, magnifico compagno di stanza, per il Dr Toraldo Domenico Maurizio e il signor Giovanni D’Agata che insieme a tutti i medici dell’ospedale Galateo di San Cesario Di Lecce hanno sposato questo progetto.

 

Exit mobile version