Di recente, in Spagna è stata avanzata la proposta di ridurre le ore settimanali a 32, da distribuire nell’arco di quattro giorni; mentre alcune aziende internazionali, quali Unilever o Microsoft, hanno già avviato le sperimentazioni registrando risultati assai interessanti.
Con la settimana lavorativa breve di 32 ore suddivise su quattro giorni, ai lavoratori verrebbe concesso più tempo libero da dedicare allo studio dei nuovi strumenti informatici per ampliare le loro conoscenze e competenze in merito.
Oppure, come nel caso della Francia, ove la settimana lavorativa è di 35 ore, le famiglie potrebbero dedicarsi allo shopping ed effettuare degli acquisti, contribuendo ad accrescere il PIL del Paese. Numerosi sarebbero anche i benefici legati all’inquinamento, che subirebbe una significativa riduzione, e alla riqualificazione della forza lavoro.
Seguendo il modello francese, pure nella penisola iberica si punta, dunque, alla introduzione della settimana lavorativa corta: gli obiettivi riguardano la crescita del PIL dovuta allo sperato aumento dei consumi e degli acquisti delle famiglie che disporranno di un tempo libero maggiore da dedicare al soddisfacimento di alcuni sfizi.
Il 2021 potrebbe essere l’anno chiave per gli spagnoli, anche per rilanciare l’economia dopo la pandemia. L’aumento del PIL è necessario per la ripresa dell’economia e in questo modo l’obiettivo potrebbe essere più facile da raggiungere.
Entro la fine del mese dovrebbe essere avviata la discussione sul tema, che potrebbe portare al coinvolgimento di circa 200 aziende piccole o medie e che potrebbe sfociare anche nello stanziamento dei fondi necessari per l’avvio della sperimentazione entro il prossimo autunno.
Benché i sindacati ne discutano già da tempo, in Italia al momento resta solo una ipotesi, a maggior ragione per effetto della difficile contingenza. In ogni caso, qualora venisse introdotta, dovrebbe essere sostenuta da interventi di altra natura: per esempio, delle decontribuzioni per incentivare le nuove assunzioni.
In attesa di tempi migliori, per i nostri lavoratori sarebbe già bastevole poter confidare sulla conservazione dello status quo e sul contenimento di chine che sarebbero dolorose e persino pericolose, anche per la tenuta sociale del Paese.
di Tony Ardito