L’impianto accusatorio si basava sul mancato rispetto dei protocolli anti-Covid e in particolare sulla mancata comunicazione alle Asl competenti e messa in isolamento di giocatori positivi. La Lazio, Lotito, Pulcini e Rodia erano stati deferiti per non aver reso nota alle autorità competenti la positività ai tamponi Uefa di 8 giocatori in occasione delle sfide di Champions col Bruges (28 ottobre 2020) e con lo Zenit San Pietroburgo (4 novembre 2020), per la mancata comunicazione alle Asl e messa in isolamento di altri 3 giocatori positivi ai tamponi Uefa (Immobile, Leiva e Strakosha) prima della partita contro il Torino (1 novembre) e per l’inserimento in distinta di un giocatore positivo (Djavan Anderson) nella gara con la Juventus (8 novembre 2020).
Il club granata aveva chiesto di costituirsi come parte civile, ma tale richiesta non è stata ritenuta ammissibile dal Tribunale federale e la società non ha potuto prendere parte al dibattimento. La Procura aveva chiesto 13 mesi di inibizione per Lotito e 16 per i medici, più una multa da 200.000 euro al club, ma i giudici sono stati clementi: se fosse stata accettata la richiesta, infatti, per il presidente biancoceleste sarebbe scattato il decadimento dal ruolo di consigliere federale in quota Serie A, avendo raggiunto e superato i 12 mesi di squalifica negli ultimi 10 anni. I 7 comminatigli si sommeranno ai 2 già scontati nel 2012 per operazioni di mercato irregolari, ma non lo porteranno a superare la soglia.