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Draghi: «Riapertura della scuola fino alla prima media»

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Si va verso la «riapertura della scuola fino alla prima media» ma tutto il resto dovrà restare chiuso. Altrimenti anche la condizione di ambiente relativamente protetto che le aule rappresentano, in associazione con la scarsa propensione al contagio dei ragazzi più giovani, finirebbe col venire meno. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella conferenza stampa da Palazzo Chigi convocata per fare il punto sulle ultime misure anti-Covid e per accompagnare il provvedimento che, sulla base delle indicazioni della cabina di regia, oggi determinerà i nuovi colori assegnati alle regioni.

«Il ministro dell’Istruzione Bianchi — ha spiegato — sta lavorando affinché la riapertura avvenga in modo ordinato e in alcuni casi sarà possibile effettuare alcuni test». Nessuna «azione estensiva e globale», tuttavia: viene dunque smentito che il rientro delle classi sarà condizionato all’effettuazione di test di massa settimanali sull’intera popolazione studentesca.

Scuole aperte, tutto il resto no
Draghi ha evidenziato che l’allentamento delle restrizioni per gli alunni è possibile grazie ad alcuni segnali incoraggianti arrivati sempre dalla cabina di regia, in sostanza i numeri sulle curve, che hanno mostrato un leggero miglioramento della situazione, ma anche per le evidenze scientifiche che mostrano come la scuola primaria non sia di per sé una fonte di contagio.

«Lo sono invece — ha puntualizzato — tutte le attività para e peri-scolastiche», ovvero trasporti e attività sportive. Per questo, ha detto, è opportuno mantenere in vigore tutte le altre restrizioni. «Abbiamo deciso di spendere questo piccolo tesoretto di cui disponiamo — ha aggiunto il ministro della Salute, Roberto Speranza, ripartendo dagli spiragli di miglioramento presentati dalla cabina di regia — per riaprire la scuola, per l’importante funzione sociale che ricopre».

Il botta e risposta con Salvini
Mentre Draghi parlava a Palazzo Chigi, il leader della Lega Matteo Salvini faceva trapelare il proprio disappunto per le anticipazioni della linea del governo che ipotizzavano una situazione in cui nessuna regione potrà tornare in giallo almeno fino all’inizio di maggio. «È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile — ha detto il leader del Carroccio —.

Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue, e soprattutto dei dati medici e scientifici, chiediamo che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano, ovviamente in sicurezza, le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi». Poi una chiusa che sa di avvertimento: « Qualunque proposta in consiglio dei Ministri e in Parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita». «Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo — ha replicato a stretto giro Draghi, sollecitato dai cronisti —. «Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per arie. È desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati.»

Il nodo vaccini
Le prime domande arrivate dai giornalisti, in particolare dai corrispondenti da Bruxelles in videocollegamento, erano state sulle misure a livello europeo per evitare la penuria di vaccini. Draghi ha spiegato che il blocco dell’export delle dosi è stato posto dall’Italia nel corso del Consiglio europeo di ieri ma ha sottolineato che «ora è all’attenzione di tutti».

«Siamo stati gli unici a bloccare l’export dei vaccini — ha detto —. Ora la Commissione Ue allarga la rete e i criteri entro cui possono cadere le società che esportano». In pratica vengono introdotti i concetti di «proporzionalità e reciprocità». Ovvero: «Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità è un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati». «Non se ne esce però con i blocchi — ha aggiunto —, ma solo con una produzione costante dei vaccini». Produzione che nel giro di 3-4 mesi avverrà anche in Italia, a partire dall’accordo tra Pfizer-Biontech e Thermo Fisher di Monza, a cui — ha annunciato — ne seguiranno altri. E quanto al mancato rispetto degli impegni da parte di AstraZenica sul numero di dosi fornite ai Paesi Ue, Draghi ha spiegato che più che quella di un’azione legale la strada da percorrere è quella di un accordo. Di certo non ci sarà un cambio nel modello di distribuzione dei vaccini, «noi e la Germania abbiamo deciso di no».

I dubbi su Sputnik

Il capo del governo ha risposto anche ad una domanda sul vaccino russo Sputnik: «Starei attento a fare contratti — ha spiegato — perché ieri la presidente della Commissione europea ha messo in luce come, da un’indagine fatta dalla stessa commissione, i russi possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all’estero. È un vaccino in due dosi, a differenza di Johnson & Johnson, e all’Ema non è stata ancora presentata formale domanda su questo ma sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che l’Ema si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno».

La norma sugli operatori no-vax

Draghi ha spiegato anche che il governo intende intervenire sugli operatori sanitari non vaccinati («non va bene che siano a contatto con cittadini malati»), con una norma ad hoc, un decreto per la precisione, a cui sta lavorando la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. E sulla campagna vaccinale portata avanti dalle Regioni ha ribadito la preoccupazione per il fatto che alcune categorie professionali siano state vaccinate prima dei cittadini anziani o più fragili, ma — ha detto — «la risposta delle Regioni è stata positiva». «Inutile mettere veti o minacciare — ha aggiunto — si sta lavorando bene». Ha poi espresso ottimismo sulla possibilità di raggiungere entro aprile l’obiettivo del mezzo milione di dosi al giorno. Quanto a se stesso, ha rivelato, «non sono ancora stato vaccinato». «Mi vaccinerò con AstraZeneca — ha fatto sapere —, spero la settimana prossima: ho fatto la prenotazione e sto aspettando che mi rispondano».

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