Daniele De Rossi non ha mai avuto paura di niente e forse è anche per questo che, anche se da giorni era positivo al Covid-19 e sintomatico (febbre e tosse), ha aspettato un po’ per fare la Tac all’ospedale San Camillo di Roma. Esito: inizio di polmonite interstiziale bilaterale. Caldo consiglio: ricovero allo Spallanzani, l’eccellenza della virologia, perché la precauzione in questi casi è necessaria. Daniele, che sperava di potersi curare a casa, ha fatto quello che faceva in campo con tutti gli allenatori che ha avuto: ha ascoltato e si è messo a disposizione. In questo caso dei medici dell’ospedale romano che garantisce a tutti, anche se non ti chiami De Rossi, le migliori cure possibili. «Sono venuto perché avevo troppi sintomi che non andavano via e anzi peggioravano. Ieri mattina mi sono alzato dalla sedia normalmente e ho avuto un mezzo mancamento, mi fischiavano le orecchie, sentivo tutto ovattato, ho mezzo barcollato, mi sono messo paura e ho chiesto di fare un controllo. Sono venuto allo Spallanzani e ho una polmonite interstiziale bilaterale, non ad un livello gravissimo ma c’è» ha spiegato l’ex capitano della Roma in un audio inviato ad amici e conoscenti che circola nelle ultime ore sui social. «Era meglio non ce l’avessi avuto -prosegue nell’audio il 37enne romano, attualmente nello staff della Nazionale -. Soprattutto mi hanno detto se non fossi venuto, insomma… Non è uno stadio al limite, ma neanche un Covid da curare a domicilio».
In mattinata aveva già rilasciato una dichiarazione rassicurante il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto d’alta specializzazione romano: «Daniele De Rossi è stato ricoverato a causa di una polmonite. Le sue condizioni sono attualmente buone e posso dire che siamo ottimisti». Sono le parole a «Kiss Kiss Napoli».
Le condizioni di DDR non sembrano dunque preoccupanti ma la sua situazione viene naturalmente monitorata. È stato sommerso di messaggi (i Friedkin gli hanno augurato pronta guarigione, il Napoli gli ha mandato un «Forza Daniele!») e lui ha cercato di rispondere a tutti. Non può essere felice, ma è un tipo da battaglia. In un’intervista al Corriere della Seraaveva raccontato così il suo approccio al dolore (da campo di calcio): «Fino al giovedì, se chiedono a me, sono fuori per infortunio. Il venerdì forse posso andare in panchina. Il sabato gioco. Anche perché non accetto di stare fuori».