I due sono accusati di essere gli autori materiali dell’agguato commesso il 13 aprile scorso a San Marzano sul Sarno ai danni di Carmine Amoruso rimasto ferito dall’esplosione di ben 14 colpi di pistola. La vittima, anch’egli nativa di Poggiomarino, da pochi mesi era spontaneamente uscito dal programma di protezione che gli era stato accordato quale collaboratore di giustizia. Amoruso era tornato sul territorio stabilendosi nell’Agro Nocerino Sarnese.
L’operazione di arresto scaturisce oltre che dalle indagini svolte immediatamente dopo l’attentato ma è fondato anche dalle più complesse investigazioni – coordinate dalla DDA – nei confronti delle organizzazioni criminali che operano nel territorio del distretto di Salerno e sulle ramificazioni camorristiche esistenti tra l’Agro Nocerino e l’hinterland napoletano.
La figura di Rosario Giuliano risulta rilevante non solo per il suo coinvolgimento nell’attentato di San Marzano ma soprattutto per il suo profilo criminale: già condannato con sentenza irrevocabile per numerosi omicidi ed estorsioni nonchè per partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Camine Alfieri e della sua articolazione riferibile a Pasquale Galasso. Rosario Giuliano risulta aver accumulato condanne per 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione, ridotti poi a 30 anni.
Il criminale di Poggiomarino risulta anche partecipe della cosiddetta “strategia della dissociazione“, elaborata da Angelo Moccia. Giuliano è stato scarcerato l’8 marzo 2020 dopo aver usufruito di vari periodi di semi libertà e detenzione domiciliare, venendo costantemente sottoposto alla misura della prevenzione della libertà vigilata per 3 anni.
Il 19 febbraio 2016 il Tribunale di Sorveglianza gli avevo revocato la misura di semi libertà per poi applicargli la detenzione domiciliare. La ricostruzione del tentato omicidio di Amoruso, si fonda sulle intercettazioni di Giuliano che in una mansarda di Pagani pianificava l’agguato che non è stato mortale solo perchè una delle due pistole utilizzate si era inceppata consentendo alla vittima, nonostante il ferimento, di allontanarsi ingranando la retromarcia dell’auto su cui era a bordo.
Tipicamente di stampo mafioso le modalità dell’agguato avvenuto in pieno giorno ed in un luogo frequentato perchè vicino al cimitero di San Marzano: auto bloccata, colpi di pistola esplosi all’indirizzo del vano motore per mettere fuori uso il veicolo ed impedire la fuga.
Carmine Amoruso, secondo gli elementi investigativi raccolti, doveva essere “eliminato” dal Giuliano per assicurarsi il predominio del controllo criminale di quella porzione territoriale dell’Agro Nocerino Sarnese dove lo stesso, dopo la sua scarcerazione, era deciso ad affermare la propria presenza criminale. Amoruso inoltre sarebbe stato ritenuto da Giuliano come ostacolo agli interessi economici suoi e della sua organizzazione.