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Cgia, circa il 50% degli aiuti non è stato accreditato (di Tony Ardito)

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Dalle stime della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato di Mestre, quasi il 50% dei 64,7 miliardi di euro di aiuti diretti, messi a disposizione dai governi Conte e Draghi alle attività economiche per fronteggiare l’emergenza Covid-19, non è stato ancora accreditato in quanto risorse per la gran parte previste con la legge di Bilancio 2021.

Secondo l’Ufficio Studi della prestigiosa organizzazione, solo 22,8 miliardi sono risorse erogate a fondo perduto (pari al 35,2% del totale). Se rapportati ai circa 350 miliardi di euro di contrazione del fatturato registrata dalle aziende italiane nel 2020, i 64,7 miliardi coprono solo il 18,5% dei mancati incassi totali.

“Il prossimo decreto Sostegni sarà un banco di prova importante. Non solo perché la dimensione economica dovrà essere decisamente più consistente delle misure approvate precedentemente, ma anche perché dovranno arrivare nel conto corrente degli imprenditori in tempi rapidissimi”.

La Cgia ricorda che dei 35,5 miliardi di euro di aiuti sino ad ora previsti per l’anno in corso, 6,5 consentiranno la decontribuzione Inps per le nuove assunzioni e altri 6,3 verranno erogati come credito di imposta per gli investimenti.

Se si aggiungono i 2,5 miliardi di decontribuzione Inps in capo alle partite Iva, che l’anno scorso hanno perso oltre un terzo di fatturato, questi 15,3 miliardi di euro (pari al 43 % del totale aiuti riferiti al 2021) difficilmente potranno essere ad appannaggio delle micro imprese e dei lavoratori autonomi che sono state le realtà più colpite dalla crisi.

Roberto Bottan, presidente della storica associazione degli artigiani, sostiene che il principale problema non sono le chiusure imposte per decreto dal nostro Governo, visto che attualmente in tutti gli altri principali Paesi europei le misure di confinamento sono più stringenti delle nostre, bensì gli aiuti economici, che da noi sono arrivati in misura insufficiente e con grave ritardo. Altrove sono stati, invece, erogati tempestivamente e con dimensioni molto importanti.

È necessario porre in salvo le micro e piccole imprese italiane perché ciò equivale a proteggere una fetta cospicua del sistema produttivo ed economico. In Italia c’è una economia che si regge su imprese di piccolissima dimensione, ma con performance rilevanti. È evidente che la nostra competitività risenta, fra l’altro, pure della carenza delle grandi imprese.

di Tony Ardito

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