“Questo è un Paese che si indigna se una ragazza o un ragazzo fanno soldi con i social in modo pulito, ma si esalta se Chiara Ferragni, l’esempio di tutti gli influencer, entra nel Consiglio d’Amministrazione di Tod’s e fa volare il titolo in borsa. Chi ha pubblicato la notizia che mi riguardava con il mio lato b, come Roberto D’Agostino di Dagospia, non mi ha ridicolizzato ma, al contempo, si è qualificato.
Parliamo tanto di Generazione Z o Millennials, parliamo di lavoro che non c’è e poi si grida allo scandalo se una persona lavora e fattura in modo onesto”. Poi, la De Simone, 26enne di Mirabella Eclano lancia un appello ai vertici di Cgil, Cisl e Uil.
“Gli influencer, almeno quelli di un certo livello, sono un popolo di partite Iva. Siamo il mestiere del futuro, come lo streamer che si connette su Twich, il corriere di Amazon o il rider che consegna il cibo a domicilio. Siamo dei lavoratori atipici e in Italia ci sono già sindacati che difendono tali figure. Certo, sono maestranze che operano in settori tradizionali.
Ma attaccare una richiesta di tutela, alla vigilia del primo maggio, festa dei lavoratori, la ritengo un’offesa a me e ai tanti giovani che guadagnano con i social. Raccontiamo una storia, facciamo intrattenimento, creiamo empatia con chi ci vede. Ho ricevuto molte proposte per creare una sigla autonoma. Io mi auguro di ricevere un segnale da Cgil, Cisl o Uil per dare davvero peso a questa mia iniziativa”.