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Baristi contro il divieto di servire il caffè al banco

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Il consumo di un caffè al banco di un bar è pratico e veloce eppure il governo lo vieta. Questo è quello che appare su un manifesto promosso dalla Fipe Confcommercio, che scende in campo per chiedere al governo di rivedere le proprie regole in materia di riapertura.

Infatti la circolare del 24 aprile con cui il Ministero dell’Interno ritiene che il DL “Riaperture” vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco. Ebbene questa decisione, dicono dalla Confcommercio è giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria. Lo scrive Monica De Santis su Le Cronache

Una decisione che da più viene contestata. Soprattutto dai bar che lamentano che questo provvedimento li penalizzi ulteriormente. Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio), spiegano da Confcommercio.

D’altra parte, dopo 14 mesi di blocco delle attività di ristorazione, – fanno sapere da Confcommercio – almeno l’aspettattiva di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita: in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la som ministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi.

In sostanza, stando alla circolare del Ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del 1° luglio mentre a partire dal 1° giugno sarà possibile consumare al chiuso ma al tavolo.

Un paradosso giuridico e sanitario. “E’ un attacco al modello di offerta del bar italiano” – dichiara Massimo Di Porzio, presidente di Fipe-Confcommercio Campania “che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono.

Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto.” Per dare voce ai 15.000 bar attivi in Campania, Fipe – Confcommercio Campania si associa alla richiesta del Presidente Stoppani di un intervento urgente da parte del MISE, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo.

Fonte Le Cronache

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