All’ordine del giorno argomenti di indubbia attualità e di intensa drammaticità per il notevole contributo di sangue di giornalisti, liberi ed indipendenti dal potere politico, economico.
Giornalisti che sfidano, in alcune realtà geografiche, la dittatura, la censura, la criminalità organizzata.
Secondo una ricerca dell’International Federation of Journalist (Ifj) dal 1990 a oggi sono stati uccisi 2500 giornalisti autori di inchieste sulla corruzione, sugli affari delle mafie.
Molti sono anche i giornalisti, “inviati di guerra”, uccisi nelle guerriglie in Africa e nel centro e sud America.
Nel nostro paese non sono pochi i giornalisti che vivono sotto scorta e sul filo del rasoio per aver denunziato, con servizi giornalistici ad alto rischio, le infiltrazioni della criminalità organizzata anche negli apparati politici – amministrativi quali i Comuni sciolti poi perché condizionati dalla scomoda presenza di insospettabili corrotti “colletti bianchi”
Oggi diventa sempre più difficile esercitare la professione di giornalista in grandi come in piccole comunità
Certamente, finché ci sarà la democrazia sarà garantita la libertà di stampa.
Non ci riuscirono a farla tacere nè Torquemada col ferro, né Robespierre col fuoco.
Ovviamente, neanche le minacce, gli insulti valgono a mettere il bavaglio alla stragrande maggioranza dei giornalisti sordi alla “voce” del potente di turno
Enzo Todaro