Ora che Bill e Melinda Gates divorziano civilmente, solo in America usa così avendo da spartire una montagna di dollari, la sua è la coppia glamour, di richiamo, del momento.
Non reggono il confronto George e Amal Clooney, troppo impegnato e ormai ingrigito lui, troppo votata alle cause perse lei. I diritti umani, Cina e Russia lo insegnano, non si portano più come una volta.
Jurgen Habermas, finora il sommo influencer, filosofo, della contemporaneità, rifiuta un qualche premio saudita. Gli è stato conferito malgrado che non riconosca nel Regno la sede del nuovo Rinascimento. Il tedesco Habermas frequenta più Immanuel Kant che Niccolò Machiavelli. Il Fiorentino si invaghirebbe del Principe di Riad come si invaghì di Cesare Borgia, sospetto avvelenatore ai tempi in cui uno stupro e un attentato erano affari di famiglia e non da servizi scandalistici.
Antonio Gramsci avrebbe oggi di che gioire. La sua teoria dell’egemonia culturale, così diversa dalla dittatura del proletariato di Vladimir Ilic Ulianov, in arte Lenin, trova la conferma nell’epoca della comunicazione istantanea.
Sui social puoi scrivere tutto e il suo contrario, nessuno si documenta, eppure molti si convincono delle panzane. Accade come al tavolo del poker: sospetti che l’avversario bluffi ma non hai la tempra per sfidarlo a scoprire le carte, salvo accorgerti che aveva una coppia e neppure agli assi.
Un influencer imprevisto sta per planare nella nostra bolla mediatica. La Roma ingaggia José Mourinho quale allenatore per la prossima stagione e fino al 2024. Per perseguire il solito progetto di qualsiasi società calcistica che, non vincendo alcunché da un pezzo, vuole rilanciarsi nel medio termine. The New Foundation: non è l’ennesimo capitolo di Guerre Stellari, ma il titolo, inglese appunto, del progetto di rifondazione.
L’obiettivo è geopolitico. Opporre all’egemonia rapper di Fedez l’egemonia sportiva di José. Quello del portoghese è un ritorno. Dopo le stagioni a Milano, che consegnarono all’Inter un successo mai più replicato, viene a rifondare la Capitale. E così obnubilare il mandato della Sindaca, che parrebbe stimata solo da sé stessa e da una pattuglia di irriducibili.
Prima ancora di atterrare nell’Urbe, già Mourinho ne adopera il vernacolo con “Daje Roma”. Dopo “zero tituli”, che rinfacciò a Claudio Ranieri, allenatore romano de Roma, e dopo “non sono un pirla” quando sbarcò a Milano, lo Special One sta per collocarsi nel mainstream, la corrente principale, del pensiero capitolino. Lo vedremo presto all’opera su pajata e gricia. Piatti per palati forti, inidonei all’allenamento, ma quando uno è poliglotta può masticare di tutto.
Avremo così in Italia due pensieri tanto deboli quanto espressi con enfasi, lungo la linea Milano – Roma. Al nord Fedez, al centro José. Manca il sud: Napoli risponde con l’emozione per lo Stadio Diego Armando Maradona.
Non è il caso di augurare “vinca il migliore!”. Il nostro esausto paese ha bisogno di guide, i due opinion leader garantiscono clamore.
Saranno pure tigri di carta, come una volta il Presidente Mao Zedong profetizzò dell’Occidente, ma capaci di ruggire a cospetto del mondo. E daje!
di Cosimo Risi