Cosa si intende per certificazione verde? Come riferisce lo stesso sito del ministero della Salute, per certificazione verde si intende una certificazione comprovante uno dei seguenti stati: lo stato di completamento del ciclo vaccinale contro Covid-19; la guarigione dall’infezione da Covid-19 (che corrisponde alla data di fine isolamento, prescritto a seguito del riscontro di un tampone positivo); il referto di un test molecolare o antigenico rapido e che riporti un risultato negativo, eseguito nelle 48 ore antecedenti
Da chi viene rilasciata la certificazione verde? La certificazione verde di avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 viene rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale di competenza, quando si è completato il ciclo vaccinale previsto
La certificazione verde di avvenuta guarigione da Covid-19 viene rilasciata in formato cartaceo o digitale, contestualmente alla fine dell’isolamento, dalla struttura ospedaliera presso cui si è effettuato un ricovero, dalla Asl competente, dai medici di medicina generale o dai pediatri di libera scelta
La certificazione verde di effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo è rilasciata dalle strutture sanitarie pubbliche, private autorizzate, accreditate, dalle farmacie o dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che erogano tali test
Per quanto tempo è valida la certificazione verde? Sia nel caso della vaccinazione sia nel caso dell’avvenuta guarigione, la validità della certificazione, al momento, è di sei mesi dal momento della seconda dose o dalla fine dell’isolamento. Nel caso del tampone antigenico o molecolare, la validità della certificazione è di 48 ore dal prelievo del materiale biologico
Cosa si può già fare con la certificazione verde? Il rilascio della certificazione prevede che – oltre che per comprovate esigenze lavorative o per situazioni di necessità o per motivi di salute – dal 26 aprile ci si possa spostare in entrata e in uscita dai territori collocati in zona rossa o arancione
Cosa si potrà fare nella seconda metà di maggio? La certificazione verde servirà anche dal 15 maggio per poter entrare in Italia senza doversi sottoporre alla quarantena. E servirà anche per poter andare a trovare i nostri anziani nelle Rsa
Cos’è invece il Digital Green Certificate? Si tratta un certificato, digitale o cartaceo, identificato come di: avvenuta vaccinazione contro il Covid-19, avvenuta guarigione da Covid-19 o effettuazione di un test molecolare o antigenico con risultato negativo. Sarà interoperabile a livello europeo, attraverso un codice a barre bidimensionale (QRcode), verificabile attraverso dei sistemi di validazione digitali, associato ad un codice identificativo univoco a livello nazionale
Come, dove e quando sarà utilizzabile il Digital Green Certificate? L’interoperabilità europea si avrà grazie alla definizione di dati e regole comuni, che devono essere utilizzate per l’emissione dei certificati nei 27 Paesi dell’Unione Europea e allo sviluppo di piattaforme e strumenti informatici nazionali ed europei deputati a garantire l’emissione, la validazione e l’accettazione dei certificati. Dovrebbe essere effettivo nel mese di giugno
La certificazione verde e il Digital Green Certificate (green pass europeo) sono la stessa cosa? No. I certificati verdi sono rilasciati in ambito regionale e sono validi solo sul territorio nazionale e fino all’entrata in vigore del Digital Green Certificate, che verrà invece emesso da una piattaforma nazionale, alimentata con i dati trasmessi dalle Regioni, e conterrà un codice a barre bidimensionale (QRcode) per verificarne digitalmente l’autenticità e validità
Ci sono dei problemi riguardanti la privacy? Mentre il governo accelera sul green pass per far ripartire il turismo e non solo, il Garante della Privacy precisa che sono ancora diversi i problemi da superare per garantire la riservatezza dei dati. “Il provvedimento non è da buttare via, occorre orientarlo con le indicazioni date”, ha precisato il Garante della Privacy, Pasquale Stanzione, in audizione nelle Commissioni riunite
Quali sono le questioni poste dal Garante? Resta al momento, secondo il Garante, “un margine di indeterminatezza nella previsione normativa, suscettibile di estendere in misura non irrilevante il perimetro del trattamento” dei dati
Come si potrebbe rimediare? Secondo il Garante, occorre, in particolare “introdurre una precisazione che escluda l’utilizzo dei pass per finalità diverse da quelle espressamente previste dal decreto legge”. Il timore è che le regioni possano applicare le norme estendendone l’ambito e provocando interventi dell’Autorità come avvenuto per l’Alto Adige. Occorre poi indicare il titolare del trattamento dei dati, non solo per trasparenza, ma anche per consentire ai cittadini di esercitare le azioni a propria tutela
Inoltre, conferma il Garante, “è superflua l’indicazione del numero di dosi di vaccino o del tipo di vaccino, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate”. È sufficiente indicare la scadenza del pass, che agisce “come un semaforo verde, senza specificare e fornire dati sensibili”
Chi controlla il pass? Come sottolineato dal Garante, vanno specificati i soggetti deputati al controllo del pass, che possono conoscere dati sensibili, ed è necessario precisare che l’esibizione della certificazione non comporta l’appropriazione dello stesso