La riduzione dei consumi non durevoli
A causa della crisi legata al Covid, un quarto delle famiglie pensa di ridurre i propri consumi non durevoli nei prossimi tre mesi. I comportamenti di consumo delle famiglie, infatti, continuano ancora a risentire dell’emergenza sanitaria: oltre l’80% dichiara di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia; una quota pari a due terzi riporta una spesa più bassa per i servizi di cura della persona.
Minori disponibilità economiche
Per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese, la contrazione dipende in prevalenza dalle minori disponibilità economiche; per i nuclei più abbienti pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio. Nei prossimi tre mesi poco più di un quarto delle famiglie pensa di ridurre i consumi non durevoli, contro una percentuale di circa un terzo nell’edizione di novembre.
Reddito giù tra gennaio e febbraio
La flessione della spesa sarebbe più pronunciata per i nuclei in cui il reddito è diminuito tra gennaio e febbraio e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili; riguarderebbe però anche parte (circa un quinto) di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021. Tutti questi dati si trovano nella pubblicazione diffusa sul sito della Banca d’Italia, della serie “Note Covid-19”, dal titolo “Principali risultati della quarta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane”.
Le famiglie non si aspettano che l’emergenza finisca a breve
Le famiglie italiane, inoltre, non si aspettano che l’emergenza sanitaria venga superata entro un orizzonte ravvicinato: solo il 16% ritiene che verrà meno nel corso del 2021, mentre un terzo pensa che si protrarrà almeno fino al 2023. Quasi il 70% delle famiglie prevede per l’anno in corso un reddito pari a quello percepito nel 2020. Poco più di un sesto si attende che sarà inferiore; questa quota sale a un quarto tra coloro che ritengono che l’emergenza si protragga più a lungo (almeno per altri due anni).