E’ questa una delle novità inserite all’ultimo minuto nel decreto Sostegni Bis, che stanzia circa 4,2 miliardi (dei 40 totali) per arginare la temuta emorragia di posti di lavoro e aiutare le famiglie più in difficoltà.
Oltre alla norma anti-licenziamento di cui si è detto, s’inaugura il contratto di rioccupazione: fino al 31 ottobre chi assumerà un disoccupato non pagherà i contributi pensionistici per sei mesi. Lo sconto può arrivare fino a un massimo di 6 mila euro, ma se alla fine di questo periodo l’azienda non terrà il dipendente a tempo indeterminato dovrà restituire i soldi allo Stato.
L’idea in questo caso è di favorire chi è senza impiego, mentre per mantenere il personale esistente lo strumento su cui si punta è il contratto di solidarietà. Non si tratta di una novità ma viene allargata la portata: le imprese che hanno visto dimezzare il fatturato potranno ridurre fino al 70% gli stipendi degli impiegati, a fronte della riduzione dell’orario di lavoro e purché non licenzino.
Questa possibilità vale per le aziende più grandi, che potranno avvalersi anche del contratto di espansione. Anche questo viene ampliato: potrà accedervi chi ha più di 100 dipendenti (prima la soglia era di 250) e permetterà uno scivolo per lasciare il posto cinque anni prima del traguardo della pensione.
Per i lavoratori stagionali, del turismo e dello sport c’è poi un’indennità una tantum di 1600 euro, mentre la Naspi, il sussidio di disoccupazione, fino a dicembre non diminuirà nel corso dei mesi come accade ora.
Lo Stato, poi, finanzia per altri quattro mesi (fino a settembre) il reddito di emergenza: tra 400 e 840 al mese per le famiglie più bisognose, cioé quelle con Isee, che tiene conto di reddito e patrimonio, fino a 15mila euro. Sempre per le famiglie più colpite dalla crisi, previsto un fondo da mezzo miliardo di euro da distribuire per pagare affitti e bollette.