Ci pensò Zeman a stravolgere il calcio con il ‘modulo’ della marcatura a “zona”, non più sull’avversario, trasformandolo da gioco fatto di gambe in un confronto incentrato sul prevalente utilizzo della testa.
Purtroppo, non ci fu possibile mettere in pratica i suoi insegnamenti. Non avevamo più l’età. Ma l’applicazione della nuova teoria ebbe sulla nostra mente lo stesso effetto di un grandangolo su una fotografia in quanto a visuale e profondità. Un risultato certamente migliore di quello attribuibile allo studio delle funzioni logaritmiche il cui contributo, lo confessiamo, ancora ci sfugge.
Questa esperienza, di anni lontani, costituisce una ulteriore conferma, oggi magari anche ovvia, della necessità di sostenere la crescita culturale dei giovani integrando le sollecitazioni degli insegnamenti scolastici con stimoli educativi idonei a realizzare un consapevole ‘modo di pensare e di fare’, ovvero a ‘riqualificarlo’, laddove necessario, per consentire la loro partecipazione responsabile al futuro della Comunità.
In tal senso, dovremmo pensare fortemente ad offrire strutture, spazi e attività. Ma non serve parlarne, qui.
E’ utile, invece, parlare dell’impegno educativo/culturale di Maurizio Del Bufalo che da oltre venti anni opera nel campo dei ‘Diritti Umani’ a sostegno degli umili, degli oppressi e dei diseredati, grazie ad un cuore grande così. La sua creatura, ‘Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli’, giunta nel 2020 alla sua XII edizione, è ormai una realtà stabile in ambito anche internazionale e assolve ad un ruolo significativo nella costruzione di coscienze collettive più informate e più orientate alla tutela della dignità della vita.
Una manifestazione parallela, da lui organizzata in Città, ‘I Giovedì del Cinema dei Diritti Umani”, quest’anno alla VIII edizione, ha affrontato Giovedì sera il tema dei ‘beni comuni’ nella prima serata delle tre previste con cadenza settimanale. L’incontro si è svolto in modalità protetta grazie alla rete telematica del Liceo ‘De Sanctis’ messa a disposizione dalla Dirigente con la finalità di diffondere, nelle classi scolastiche, un messaggio di grande attualità e di favorirne la discussione concreta contro le seduzioni liquide dei tempi correnti.
Per denunciare la universale aggressione agli spazi del verde urbano e della socializzazione, è stato proiettato il film-documentario ‘Voices of Gezy’ di Carlo Prevosti (in collegamento da Milano) ed altri autori, con la ricostruzione, ‘dal di dentro’, delle azioni di protesta dei cittadini di Istanbul contro un progetto di rifacimento di piazza Gezy, luogo storico e identitario della Città.
I successivi interventi hanno messo in evidenza tutta la ineludibile esigenza della tutela di quei beni, materiali e immateriali, che sono definiti ‘comuni’ in quanto funzionali ‘all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo fisico, culturale e spirituale della persona’. In tal senso, il responsabile nazionale della ‘Generazioni Future Stefano Rodotà’, organizzazione costituitasi proprio a difesa degli stessi, ha osservato che ogni loro specifica utilità deve essere considerata una ricchezza ‘intergenerazionale’ da garantire a ciascun componente della Comunità in virtù di un diritto di partecipazione acquisito con la nascita.
Benché sia recente una nostra riflessione sull’argomento (cfr. ‘Quello che nostro, è nostro’, pag. Fb), alla luce anche delle considerazioni espresse nel corso dell’incontro, riteniamo opportuno riesporre le motivazioni che, a nostro parere, giustificano l’esigenza di una salvaguardia univoca e complessiva dei ‘beni comuni’.
Noi pensiamo, al riguardo, che le ragioni ‘vere’ siano riposte in una ‘verità’ inconfutabile: i ‘beni comuni’ sono in noi e noi siamo nei ‘beni comuni’. Ciò in quanto, il mondo nel quale viviamo è costituito da una identica energia, che è la più piccola particella di strutture solo assemblate in modo diverso, e sono uguali anche le aggregazioni chimiche visto che, ad esempio, il nostro corpo è formato fino al 75% di acqua, elemento strutturale e nutriente essenziale (fonte: salute.gov.it). Poi, respiriamo l’ossigeno degli alberi, che assorbono la nostra anidride carbonica, fortifichiamo le ossa con i raggi solari, cresciamo con lo iodio delle mattinate d’estate sulla spiaggia, saniamo le ferite con l’acqua del mare, ci curiamo con le erbe. Ogni componente naturale ci è utile per la vita. O, meglio, ci era utile prima di inquinare e avvelenare il creato.
Se, poi, vogliamo far riferimento ai ‘beni comuni’ culturali, non possiamo sottacere che il ricordo e la memoria collettiva costituiscono le basi sulle quali si costruisce la ‘comune’ identità che qualifica la nostra storia e offre le radici del passato per guidarci verso il futuro.
In sostanza, la tutela dei ‘beni comuni’ non può essere solo una garanzia giuridica ‘razionale’ volta a favorire l’esercizio di un diritto all’uso temporaneo degli stessi, ma deve costituire un dovere morale frutto della convinzione ‘spirituale’ di assicurare la continuità della vita.
Così, al di là della introduzione di norme deterrenti civili e/o penali che, al massimo livello della pena capitale, ove esistente, o dell’ergastolo, comunque non evitano delitti efferati, noi pensiamo che la prioritaria attività da espletare per questa finalità sia quella rivolta a sostenere la crescita culturale e la formazione di una forte consapevolezza delle gravi e irreversibili conseguenze di comportamenti che sarebbero di estremo pregiudizio per tutti.
Su queste premesse, appare senz’altro saggia e lungimirante la decisione della Dirigente e del Responsabile della Biblioteca del Liceo ‘De Sanctis’ di aprire, presso l’Istituto, una Sezione dei’ Diritti Umani’ per la migliore diffusione di un messaggio educativo di contrasto nei confronti di coloro che, con indiscriminata aggressione, dimostrano tutta la brutalità e la depravazione di un pensiero scellerato, magari immaginandolo a loro maggior gloria.
Noi riteniamo che il cammino verso il futuro non debba giammai pregiudicare gli equilibri straordinari di un mondo che ruota vorticosamente nel ‘nulla comune’ e nel quale coesistono entità costituite da una ‘comune energia’ e da un ‘comune destino’. Forse è proprio questo il senso vero dei ‘beni comuni’.
Si tratta di qualcosa di più di un caso, se tutto questo accade. Non sappiamo. E, nulla diciamo. Ma chi ci fu di guida nella vita, più e meglio di Zeman, lo chiamò amore.
Questa Città ha davvero bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
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