“Ci stringiamo alla famiglia del povero Matteo Leone con la speranza e l’impegno di mettere in campo tutte le iniziative affinché disgrazie del genere non accadano più. Quest’ennesima tragedia nel porto di Salerno deve far riflettere rispetto alle condizioni di sicurezza di uno scalo dove sono addensate molteplici attività in spazi limitati”. Lo dice in una nota Alfonso Langella, segretario generale della Fit Cisl Campania.
“Nell’ultimo triennio il porto di Salerno ha assunto il ruolo di maglia nera della sicurezza, occorre quindi valutare l’alto rischio del rapporto attività-spazi. Tra la montagna e il mare in una striscia impossibilitata a recuperare, sono concentrate molteplici attività che con gli attracchi frequenti e la movimentazione continua delle merci determinano uno scenario caotico”.
“A nostro parere – conclude Langella – si dovrebbe valutare l’ipotesi di porto unico da Salerno a Napoli rivalutando porti intermedi come Castellammare e Torre Annunziata trasferendo qualche attività in modo da alleggerire il porto di Salerno: è l’unico modo per rendere più competitiva e certamente più sicura la portualità campana”, ha aggiunto Langella.
La morte di una persona è sempre un tragico evento e bisogna sempre di evitarlo ma non deve essere l’opportunità di ridimensionare il porto di Salerno delocanizzando alcune attività in altri porti della Campania. Salerno ha lo spazio dove delocalizzare ed è la zona che va dal porto marina d’archi al fiume piacentino che attualmente è abbandonata ed è frequentata da prostitute e personaggi poco raccomandati.
dislocare tutto il porto, bonificare, costruire piazza lidi sole e mare
Finalmente qualcuno comincia a capire che il grosso problema per la sicurezza è costituito dagli spazi estremamente esigui in cui si opera nell’ambito portuale con molte attività. Questo vuol dire che il porto lì, dove è ubicato, non può rimanere altrimenti si continueranno piangere vittime!
Puoi avere tutto lo spazio che vuoi, ma se poi c’è la negligenza umana non serve a niente.