Salerno, all’ospedale Ruggi percorsi assistenziali pazienti con fratture collo femore
La UOC di Clinica Ortopedica dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretta dal professore Nicola Maffulli, si riconferma vanto ed eccellenza per l’intero sistema sanitario Campano. Si riattesta anche nell’anno 2019, il trend in ascesa sugli interventi delle fratture collo femore pari all’ 80%, che collocano l’Azienda salernitana al decimo posto in Italia tra gli ospedali che trattano più di 300 femori in un anno, e al primo posto in Campania. Un valore aggiunto, che si unisce al ‘Progetto Femore tempo zero’, ideato dal Dirigente Medico e chirurgo ortopedico dott. Francesco Bruno, grazie al quale nel corso degli ultimi anni si sono ridotti i tempi di attesa delle operazioni collo femore da 15 giorni a due giorni, è il ‘Progetto Femore’, definito dall’equipe multiprofessionale cui ha partecipato la Direzione Generale, la Direzione Medica di Presidio, l’UOC di riabilitazione e la stessa Clinica Ortopedica. L’equipe operativa, arricchita dalla presenza di una geriatra e di una sociologa, attraverso la realizzazione del progetto, ha instaurato un dialogo costante tra l’azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona e l’ASL territoriale, definendo percorsi e procedure tese a favorire le dimissioni protette e la continuità assistenziale dei pazienti operati per fratture del collo del femore. I pazienti non autosufficienti, riescono dunque a ricevere risposte pronte ed appropriate favorendo la dimissione al domicilio con contestuale attivazione delle cure domiciliari distrettuali, o ove necessario il trasferimento presso idonee strutture del territorio. “Ci prendiamo cura del paziente a 360 gradi, dal ricovero in ospedale fino alla riabilitazione post chirurgica, dichiara il dott Bruno, e tutto ciò è un grande passo avanti, che ha generato una valida collaborazione tra l’azienda Ospedaliera, le Asl e le famiglie, sgravate di conseguenza dalla responsabilità di un grande peso organizzativo e logistico nel gestire pazienti anziani spesso non autosufficienti. Il Progetto Femore, testimonia la politica assistenziale adottata dal Ruggi, sempre più proiettata al sostegno, alla cura, alla cooperazione tra personale medico, pazienti e famiglie.
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