L’economia della distanza, inoltre, ha messo le ali all’eCommerce e rischia di incidere negativamente sulle attività di prossimità, che rendono vive e sostenibili le nostre città”.
Questo il commento di Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, sui dati emersi dalle elaborazioni effettuate dalla sua associazione su dati Istat.
Tra pandemia e restrizioni, nel 2020 la spesa degli italiani è scesa di 123 miliardi, per un calo di circa 5mila euro a famiglia: il peggiore di sempre nella storia della nostra Repubblica. La flessione più rilevante dei consumi afferisce la voce Alberghi e Ristoranti, con circa 43 miliardi di euro, pari a -120 milioni al giorno.
Ma “l’economia della distanza” innescata dal Covid pesa su tutte le spese connesse alla socialità e al movimento, a partire dai trasporti che registrano il secondo calo per entità (-33 miliardi di euro).
La mannaia della crisi ha drammaticamente tranciato pure le spese in ricreazione, cultura e moda. Durante lo scorso anno, gli italiani hanno ridotto i consumi di abbigliamento e calzature di 13,2 miliardi. In discesa anche la spesa per la salute (-2,3 miliardi), mentre calano anche gli investimenti in istruzione (-1 miliardo, circa).
L’out alla fruizione di bar e ristoranti ha favorito l’incremento della spesa dei prodotti alimentari, di quasi 3 miliardi; in crescita pure quella inerente alle comunicazioni, nella quale sono inclusi dispositivi informatici, canoni telefonici rete dati. Un aumento che vale 625 milioni.
Naturalmente, la maggiore permanenza presso i propri domicili ha fatto lievitare gli importi delle bollette: i costi sostenuti per l’abitazione, l’acqua, l’elettricità e gli altri combustibili nel 2020 sono cresciuti di 1,4 miliardi circa.
È la riduzione di redditi registrata nell’anno della pandemia una delle principali concause del crollo dei consumi. -90 miliardi e oltre tra lavoro autonomo e dipendente, ma anche i redditi di capitale sono scesi di -6,4 miliardi di euro a causa della riduzione dei tassi di interesse. Un buco recuperato solo in parte dalla politica economica mediante il sostegno fornito con le prestazioni sociali (+37,6 miliardi).
Secondo la leader di Confesercenti, serve una riforma per dare slancio alla ripartenza delle imprese e per liberare risorse delle famiglie, considerando pure che l’ultimo adeguamento degli scaglioni Irpef all’inflazione è avvenuto quasi 15 anni fa. Ma occorrono anche un ulteriore alleggerimento del costo del lavoro e un grande piano di formazione per le competenze digitali.
Soprattutto, c’è bisogno di perseguire ancora una politica di sostegno ai settori che si sono impoveriti durante la crisi pandemica: imprese micro e piccole, e autonomi, che hanno lasciato per strada reddito e capitale.
di Tony Ardito