Il team, guidato da Guillaume Butler-Laporte e Tomoko Nakanishi, ha eseguito un’analisi randomizzata mendeliana, un metodo di ricerca che fornisce evidenze su relazioni causali tra fattori di rischio modificabili ed esiti clinici, sfruttando le informazioni genetiche per ricreare lo schema di randomizzazione in un contesto osservazionale.
Gli scienziati hanno infatti considerato le varianti genetiche di 4.134 individui positivi a Covid-19 e 1.284.876 soggetti sani. Scopo dell’indagine, quello di verificare se la predisposizione genetica a livelli piu’ elevati di vitamina D fosse associata a esiti e decorsi meno gravi di Covid-19.