All’inizio del 2018, dopo una segnalazione anonima, che denunciava il netto incremento di complessi interventi di chirurgia oncologica e di un consensuale aumento di complicanze fatali presso la Casa di cura Tortorella di Salerno – dove il chirurgo era stato chiamato a dirigere la Chirurgia Generale e Oncologica a partire dal novembre 2017 -, erano iniziate delle indagini.
A sèguito di tali indagini, coordinate dai PM Cosentino e D’Alitto, il 9 dicembre 2020 veniva notificato al professionista un mandato di arresto domiciliare ad opera del GIP Zambrano, revocato poi dopo dieci giorni dal Tribunale per il riesame di Salerno, che infliggeva tuttavia la misura dell’interdizione della professione medica per 12 mesi.
A questo punto, la difesa – esercitata dagli avvocati Agostino De Caro di Salerno e Giovanni Formicola di Napoli – ricorreva alla Corte di Cassazione. E la Suprema Corte, con una modalità rarissima, ha accolto il ricorso senza rinvio, con annullamento delle ordinanze della Zambrano e del riesame e cessazione immediata dell’interdizione professionale.
Insomma, secondo i Giudici della Suprema Corte, quelle misure cautelari – ovvero sia l’arresto domiciliare, sia l’interdizione professionale -, sin dall’inizio non avrebbero dovuto essere irrogate al Dr. Napolitano e al suo aiuto, il Dr. Clemente, che possono così tornare al lavoro, con effetto immediato.
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