In un’intervista radiofonica, un autorevole virologo britannico, il prof. Ferguson, ha affermato che questa variante sembra molto più contagiosa di quella inglese, lui stima approssimativamente del 60%. Questo è un guaio grosso, perché già la variante inglese era contagiosissima, con questo aumento la contagiosità arriva a un livello che ormai poco ha a che fare con quella del virus che abbiamo conosciuto l’anno scorso.
Se a questo aggiungete il sospetto (per ora è un sospetto) che questa variante indiana possa anche causare una malattia più grave, capite che c’è poco da scherzare.
Che il virus si comporti in questo modo, tuttavia, è prevedibile e non deve stupire (lo spiegherò meglio in futuro). Deve solo portarci a utilizzare con la massima intensità possibile la vera difesa: ormai più che i comportamenti (non mi viene in mente come al chiuso ci si possa difendere da un virus così contagioso!) quello che dobbiamo fare è vaccinarci.
Dai dati preliminari (arrivano in tempo reale, nessuno ha la macchina per viaggiare nel futuro) sembra che due dosi di vaccino Pfizer (per gli altri non ci sono ancora dati, purtroppo) siano in grado di proteggere anche da questa variante indiana. Però ci vogliono, come detto prima, due dosi.