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Salernitana, Gravina: “Per il Trust ci vuole una società e non una persona fisica”

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Il nuovo round tra la Federcalcio e Lotito sul caso Salernitana non ha solo fissato ufficialmente le regole del gioco. Ma anche prodotto il primo vero scontro. Manca una settimana alla scadenza del termine per risolvere il conflitto d’interessi: entro venerdì 25 giugno Claudio Lotito dovrà spossessarsi di una tra la Lazio e la Salernitana, che nella prossima stagione giocheranno lo stesso campionato. Non può farlo a parenti diretti e per questo ha proposto alla Federcalcio una soluzione estrema: affidare il controllo del club campano a un trust.

Nelle ultime ore, la Figc ha avuto un colloquio con l’advisor incaricato dalle due società proprietarie della Salernitana – una è del figlio di Lotito, l’altra del cognato – di trovare una soluzione per uscire dall’imbarazzo. Gabriele Gravina, numero uno del calcio italiano, ha fissato le proprie condizioni. Se come sostiene l’advisor non ci sono i tempi tecnici per vendere il club (ma è stato fatto tutto il possibile?), non basta affidare il club ad un trust. Servirà un blind trust, che permetta cioè di separare completamente il soggetto (quindi Lotito) dal bene (la Salernitana). Come? Gravina ha fissato le proprie condizioni. Intanto pretende che il trustee, ossia la figura che gestisce i beni conferiti nel trust, non sia una persona fisica ma una persona giuridica, quindi una società. Ad esempio, Kpmg, società di consulenza e valutazione. E questo è il tema dello scontro, perché Lotito ha invece individuato come trustee un legale di Salerno, Salvatore Sica. Sica, che ha anche un ruolo in Federcalcio, ha anche già prodotto un parere in cui ritiene incompatibile quel ruolo con l’incarico nelle corti federali (ma non si è dimesso).

La Repubblica

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