“È solo una fiction – dice – mi sono documentata: le squadre, i presidenti, l’intero sistema vive al di sopra delle sue possibilità. E tutto questo truccando, anzi “dopando”, i bilanci.”
Il problema non è la Salernitana, piazza per la quale Cristina Mian assicura di avere il massimo rispetto, ma l’intero movimento italiano.
“La Salernitana – precisa – sarebbe un’ottima squadra, ma l’intero sistema non è economicamente sostenibile, ed essere gli ultimi a entrare significa essere i primi a restare schiacciati quando il castello di carte crollerà. E quel giorno non è lontano. La crisi che il Covid ha reso visibile – continua – non è iniziata col Covid. Le ragioni sono ben più profonde e strutturali. Viste le sue finalità la Gunther Foundation non può permettersi di investire in un giocattolo rotto”.
“Il rapporto costi/benefici non lo giustifica. Conosco bene – prosegue – le motivazioni che hanno spinto Maurizio Mian a interessarsi all’acquisto della Salernitana, la sua passione per il calcio e i suoi obiettivi di comunicazione. Purtroppo, la Gioia Granata a cui aspira – per ragioni che non dipendono né da lui, né dalla squadra, né dalla tifoseria – rischia di trasformarsi in risentimento e il progetto in un fallimento”.
Poi l’affondo finale.
“L’inganno non è solo quello dei bilanci – se si trattasse di comuni società e non squadre dello sport più amato dagli italiani la maggior parte sarebbe coi libri contabili in tribunale -, la truffa è nei confronti dei tifosi che, da una parte i club sfruttano in ogni modo e dall’altra allontanano sempre di più dagli stadi. Lo “spezzatino” ne è la prova evidente. Oltre ai tifosi, le vittime di questo sistema sono i calciatori. In Italia abbiamo i migliori ma, purtroppo, sono diretti da persone che pensano solo ai loro interessi e non allo sport e allo spettacolo”.
“Per questa ragione – conclude Cristina Mian – in quanto prossimo vertice della Gunther Foundation ho espresso il mio diritto di veto e fermato l’operazione”.