Il certificato europeo punta dunque ad agevolare il turismo della stagione estiva ormai in corso dopo la paralisi causata dalla pandemia, ripopolando spiagge, città, montagne e luoghi d’arte, e ad abbandonare le vecchie restrizioni. Ma non solo: rispetto all’idea iniziale di usarlo soltanto per i viaggi, ora Bruxelles invita gli Stati membri ad accordarsi per adoperare il documento per garantire in sicurezza l’ingresso a concerti, festival, teatri e ristoranti
La corsa dell’Europa per salvare l’estate taglia dunque il traguardo, ma non mancano i nodi ancora da sciogliere per questo “certificato verde”, a partire dalla sua validità. La prova di vaccinazione nella maggior parte dei Paesi vale quattordici giorni dopo aver ricevuto la seconda dose (o la dose unica, per i monodose), ma per esempio in Austria viene riconosciuta soltanto dopo 22 giorni.
Anche per i risultati negativi dei tamponi non c’è una linea comune: sono accettati a seconda dei Paesi tra le 72 e le 48 ore precedenti al viaggio. Inoltre, c’è ancora la possibilità di incorrere in eccezioni e misure unilaterali come quarantene e divieti per l’ingresso e l’uscita sui diversi territori nazionali, perché le raccomandazioni stabilite a livello europeo non sono vincolanti. Infine, lo spettro di un altro picco di contagi causato dalla variante Delta, potrebbe velocemente cambiare il quadro epidemiologico e le regole nel Continente, riproponendo divisioni.