Site icon Salernonotizie.it

Fragilità dello Stato e questione giustizia (di Giuseppa Fauceglia)

Stampa
“Francamente, me ne infischio”, è una celebre frase cinematografica che viene pronunciata  nel film “Via col vento” da Clark Gable che interpreta Rhett Butler. Ed è quello che penso dello psicodramma che si consuma in questi giorni nel Movimento 5Stelle, nello scontro tra il Grillo parlante e l’ex Presidente del consiglio, mentre il Paese deve ancora affrontare una campagna vaccinale caratterizzata da errori di comunicazione e una ripresa economica ricca di incognite, mentre all’orizzonte si stagliano altre preoccupanti varianti del Covid.

Così come mi appaiono inutili e speciose le polemiche di tal Patuanelli e tale Dadone sulla sacrosanta sospensione del Cashback: uno strumento che anziché contribuire all’eliminazione del contante e all’incentivo dei pagamenti elettronici, ha finito per moltiplicare spese di pochissimi euro o di pochi centesimi al solo fine di raggiungere quel numero di transazioni necessarie per ottenere il premio di 1.500 euro.

Una vera e propria follia che poteva essere partorita solo da quella allegra e colorita compagnia che partecipava al precedente governo Conte, il più delle volte impegnato ad immaginare spese sempre più inutili (ricordate le “primule” di Arcuri ?) invece di impiegare le risorse nello sviluppo del Paese.

Voglio invece ricordare ai lettori che il prossimo 2 luglio partirà la raccolta delle firme del c.d. referendum sulla giustizia, voluto in primis dagli amici Radicali. Sul contenuto dei quesiti referendari, che si presentano connaturati da una elevata valenza tecnica, si avrà modo di ritornare nei prossimi articoli.

E’ mia intenzione, invece, evidenziare come proprio “la questione giustizia” rappresenti una delle debolezze istituzionali dell’Italia, grazie alle quali il nostro Paese continua, per certi aspetti,  a somigliare più che alle grandi democrazie europee a qualche paese dell’America Latina.

Uno degli esempi di questa debolezza è stato analizzato da Angelo Panebianco in un interessante articolo, “Quando uno Stato è fragile”, pubblicato nel “Corriere della Sera”. Lo studioso ha scritto: “Tutt’ora, come mi è capitato di sentire in una recente trasmissione televisiva dedicata alla giustizia, ci sono addetti alla comunicazione e intellettuali vari che chiamano “giudici” i procuratori.

Si tratti di semplice ignoranza oppure di malafede, se di fronte al grande pubblico confondi i procuratori con i giudici stai facendo una cosa molto grave: stai dando l’impressione che non ci sia differenza tra le azioni giudiziarie dei procuratori e le sentenze dei tribunali, stai contribuendo a rendere impossibile per il pubblico rispettare il principio della presunzione di non colpevolezza, fino a che sentenza non intervenga”.

Si tratta di una manifestazione evidente di un vero e proprio pressapochismo istituzionale,  che ha contribuito in Italia a svalutare, anche sotto la scure del populismo giustizialista, il principio costituzionale della presunzione di innocenza, ora valorizzato anche dalla disciplina dell’Unione Europea. In questa prospettiva, mi pare importante la recente iniziativa parlamentare che ha coinvolto tutti i partiti, tranne il Movimento 5Stelle, per la valorizzazione del summenzionato principio costituzionale.

Vi è, allora, l’urgente necessità di recuperare un pensiero “forte” delle Istituzioni repubblicane e di evitare che “caste” di ogni genere o natura contribuiscano, in assenza di veri e propri processi di autoriforma, ad ingessare l’esistente per renderlo immutabile. Un’opzione che ha consentito di allevare caudillos specializzati a cavalcare l’antipolitica e a costruire un avvenire utile solo ai loro interessi personali o di parte.

Proprio per questo, ammiro lo sforzo dei Radicali da sempre impegnati in una campagna referendaria che mi pare possa rappresentare un’ utile occasione per rendere lo Stato meno “fragile”.

Giuseppe Fauceglia 

Exit mobile version