A beneficiare della misura potrebbe essere il 5,5% delle famiglie italiane (circa 1,4 milioni). Secondo la simulazione effettuata dall’Istat, l’importo medio dell’assegno sarebbe pari a 962 euro, mentre il valore sarà valutato caso per caso sulla base del reddito Isee del nucleo familiare
L’assegno andrà principalmente alle famiglie con genitori disoccupati o lavoratori autonomi, mentre le famiglie con lavoratori dipendenti al loro interno continueranno a ricevere il preesistente assegno familiare
L’interesse dei lavoratori autonomi è capire se l’importo dell’assegno dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi, con conseguente obbligo di pagare le tasse per l’aumento di introito mensile. Per chi invece è disoccupato, la preoccupazione sta nella compatibilità dell’assegno con altre prestazioni assistenziali (ad esempio, il reddito di cittadinanza)
Va subito chiarito che lo stesso testo del decreto che disciplina la misura precisa che l’assegno “non concorre alla formazione del reddito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 917/1986”. Non sarà quindi necessario indicare l’assegno unico nella dichiarazione dei redditi: la misura non fa reddito né a fini fiscali né previdenziali
Tuttavia, il denaro ricevuto mensilmente andrà inserito nell’Isee. L’indicatore della situazione economica considera infatti tutti i redditi, anche quelli non soggetti a Irpef (come, appunto, l’assegno unico)
Per quanto riguarda la compatibilità con il Reddito di cittadinanza, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha detto che “in caso di beneficiario di Rdc con figli minori, il corrispettivo è caricato direttamente sulla carta”. Le due misure sono quindi compatibili
Per il calcolo dell’importo totale, però, si procederà per compensazione: dalla cifra corrisposta per l’assegno, si sottrae la quota di Reddito di cittadinanza riferibile ai figli minori
L’assegno ponte prevede un importo mensile minimo di 168 euro per ciascun figlio minorenne. Se sono presenti più di due figli, il valore aumenta del 30% per ciascuno. La misura spetta “pienamente” alle famiglie con Isee inferiore a 7mila euro, e va poi a decrescere all’aumentare dell’Isee, fino ai 50mila euro annui, cifra oltre la quale non si ha diritto all’assegno
Per presentare le domande serviranno solamente il codice fiscale e l’Iban. Quelle presentate entro il 30 settembre 2021 daranno diritto al riconoscimento degli arretrati a partire dal primo luglio. Chi la inoltrerà dopo il 30 settembre riceverà gli importi cui ha diritto a partire dal mese di presentazione della domanda
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