E così la strada di avvicinamento alla serie A si conferma tortuosa. Lo è stata sin dalla partenza. A cominciare dal risultato della promozione che, superata l’euforia dei primi giorni dopo il 10 maggio, non ha portato con sé l’entusiasmo che era lecito aspettarsi in una piazza che, ad esempio, nel 1998 è letteralmente impazzita per la serie A. Certo i tempi sono cambiati e soprattutto adesso c’è il Covid a condizionare le nostre vite e a limitare molti comportamenti. Ma senza dubbio le incertezze legate al futuro societario e all’iscrizione al campionato hanno inciso spingendo molti a non esaltarsi più di tanto.
“Mai una gioia” verrebbe da dire per i tifosi della Salernitana. Anche i momenti belli come una promozione in serie A non vengono goduti appieno. Sembra quasi che chi ama i colori granata abbia un percorso già segnato in partenza, con i momenti negativi che superano quelli positivi. Qui non c’entrano i risultati, il tifoso del cavalluccio sa bene che la squadra si sostiene al di là della categoria e delle vittorie. È una fede che supera la ragione. Altrimenti oggi non ci sarebbero così tanti tifosi della Salernitana, anche tra i più giovani. Segno di una passione che spesso si tramanda di padre in figlio come senso di appartenenza alla città e alla comunità salernitana. Quando il pallone tornerà in campo molti aspetti passeranno in secondo piano, come sempre. E come sempre il tifoso della Salernitana saprà soffrire, inseguendo la salvezza in serie A. Si spera con il pubblico sugli spalti, rispettando le posizioni di tutti e le disposizioni anti-contagio.