“Il nostro lavoro dà un contributo fondamentale alla comprensione delle cause della chemioresistenza, un rischio che incombe anche sui farmaci anticancro più efficaci”, spiega Santaguida. “Abbiamo dimostrato che la cellula tumorale e’ capace di sfruttare la sua instabilità genetica per sopravvivere anche in condizioni di stress, quale l’attacco mortale di un farmaco chemioterapico. Tutto parte dall’aneuploidia, un cambiamento del numero di cromosomi, che risulta in un patrimonio cromosomico (cariotipo) diverso dalle cellule normali e caratterizzato da instabilità genetica.
Questa instabilità è alla base del “caos cellulare” caratteristico del cancro, che manda in tilt il normale funzionamento della cellula. �come se le cellule stessero continuamente ‘rimescolando le carte’. Questo continuo rimescolamento può essere sfruttato da una cellula tumorale per sopravvivere: mettendo continuamente sottosopra il proprio corredo genetico, quando viene attaccata da una molecola di chemioterapico può selezionare meglio il suo ‘poker d’assi’, cioè il cariotipo capace di resistere al farmaco. Questo spiega perchè in alcuni pazienti la chemioterapia potrebbe non raggiungere i risultati desiderati”.
L’aneuploidia è presente nel 90% dei tumori solidi e il 75% di quelli ematologici. “Il nostro obiettivo – afferma Santaguida – è inserire l’analisi del cariotipo nello studio del profilo del tumore”, un passo avanti “verso una medicina di precisione. Se individuiamo quale cariotipo provoca chemioresistenza, possiamo capire da subito quale combinazione di farmaci utilizzare per evitarla e fornire trattamenti in grado di eradicare le cellule tumorali”.
Fonte ANSA
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