È questo il senso dell’accorato appello di Claudio Gubitosi, ideatore e fondatore di Giffoni, che ha preso parte alla trentasettesima edizione del Premio Sele d’Oro, promosso dal Comune di Oliveto Citra, nell’ambito della tavola rotonda sul tema “Il Mezzogiorno che punta sulla cultura. Storie di successo, percorsi innovativi, scenari possibili”. L’intervento del direttore Gubitosi è stato preceduto dal saluto di Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione Con il Sud e dalle parole di Domenico Gambacorta, consigliere per la Strategia Nazionale Aree Interne del Ministro del Sud e della Coesione Territoriale.
La riflessione di Gubitosi si è rivelata da subito coraggiosa, un ragionamento dirompente e per certi versi spiazzante in riferimento a tematiche di grandissima attualità: la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno, l’impiego delle risorse europee, il ruolo dei giovani e l’esigenza di valorizzarne protagonismo e dinamismo.
“Mi sono chiesto – ha così esordito – quale poteva essere il mio contributo di pensiero su un tema così dominante come la cultura nello sviluppo del Sud. Giffoni è certamente una storia di successo con percorsi innovativi e prospettive possibili e straordinarie. Ma oggi non voglio parlare solo di Giffoni, una storia che ha a che fare certamente con un’identità culturale solidamente inserita in un concetto aziendale locale e globale ed espressione del nostro Sud. Oggi ho il dovere di dire altro, di ampliare il mio ragionamento. Devo farlo per le nuove generazioni”.
Una riflessione che parte dalla valutazione su due anni complicati, quelli segnati dalla pandemia ancora in corso: “Mentre le fragilità che sono emerse – ha spiegato – hanno portato alla chiusura di tante iniziative, la nostra risposta a queste fragilità è stata la determinazione insieme al senso di responsabilità di chi è azienda culturale e proprio per questo non può fermarsi. Giffoni non si è fermato, non ha abbandonato nessuno, svolgendo così a pieno il suo ruolo sociale, tanto da essere il primo evento internazionale in Italia a essersi svolto in presenza già nel 2020. E’ una cosa che rivendico con orgoglio”.
Una riflessione che ha a che fare con un Mezzogiorno proiettato verso l’Europa: “Siamo alla vigilia di alcuni eventi straordinari – ha continuato – che porteranno sui nostri territori una marea di miliardi che non abbiamo mai avuto modo di avere né di spendere, come tra poco potremo fare. Mi riferisco all’incrocio tra la nuova programmazione comunitaria e le risorse del Recovery Fund”.
Il primo punto è quello relativo ai fondi europei 2021-2027: “Siamo arrivati – ha spiegato – alla quarta programmazione comunitaria. Già alla seconda si diceva che sarebbe stata l’ultima occasione di sviluppo. Cos’è successo allora? Gli obiettivi non sono stati raggiunti? Come sono state spese queste risorse? Perché siamo ancora fragili e incapaci di andare avanti senza aiuti?
Non posso non rilevare come spesso i fondi stanziati non abbiano prodotto del tutto quella rivoluzione annunciata e auspicata, ad esempio sul piano occupazionale. Spesso si è passati dall’entusiasmo di una comunicazione trionfalistica all’oblio più totale, senza poter evidenziare coerentemente gli effetti dell’impiego di queste risorse. Il dopo, per me, in molti casi è stato davvero deludente. Non possiamo non sottolineare la tristissima circostanza che nonostante le risorse stanziate, arrivate e spese, il Sud continui ad impoverirsi, a spopolarsi, a perdere energie vitali.
Come non si può reagire, io oserei dire ribellarsi, di fronte ad una regione stupenda quale è la Calabria che continua a non trovare pace sulla pelle, però, dei suoi cittadini e dei suoi tantissimi giovani. Non tocca a me individuare gli strumenti affinché tutto questo si realizzi. Il mio compito è quello di promuovere spazi di confronto, aprire le menti a nuove progettualità, che in qualche modo significa evidenziare anche quello che ho realizzato in cinquant’anni”.
Poi c’è l’opportunità rappresentata dai fondi del Pnrr: “Il programma – ha aggiunto – non a caso si chiama Next Generation Eu. Vi chiedo: si può mai continuare su una strada in cui nella scelta e nella gestione dei progetti che devono realizzarsi, in particolare al Sud e destinati alle nuove generazioni, non si preveda il coinvolgimento dei nostri giovani? Insomma, si parla di loro, ma senza di loro. Si usano i loro soldi, quelli che dovranno restituire con gli interessi, senza dare loro la possibilità di gestire queste risorse. È una contraddizione enorme e che va sanata. È un percorso sbagliato che le Istituzioni devono correggere”.
Per Gubitosi dalla Campania potrebbe arrivare un esempio virtuoso: “Faccio appello alla mia Regione, al nostro Presidente De Luca perché si attivino meccanismi non di controllo o di gestione ma di accompagnamento dove le migliori intelligenze giovanili possano leggere i progetti, verificarne la validità e l’utilità e anche la ricaduta sul loro presente e futuro. Il rischio potrebbe essere quello di ripetere i tanti errori del passato: annunciare grandi rivoluzioni per poi constatare di stare in una condizione peggiore della precedente. È un lusso che non possiamo permetterci e soprattutto non possiamo tenere i ragazzi distanti dalle scelte che li coinvolgono e che vengono fatte per il loro futuro”.
Il livello di interlocuzione deve necessariamente essere anche nazionale e non solo regionale: “Alle sollecitazioni già avanzate al Presidente Vincenzo De Luca – ha spiegato – si aggiungerà la richiesta di un incontro analogo con i Ministri del Sud, dell’Ambiente e del Turismo. C’è l’esigenza di fare rete, non possiamo attendere che ciò avvenga, ma dobbiamo accompagnare queste proposte con concretezza”
C’è da dare un indirizzo chiaro alla cultura, serve programmazione, sono necessarie scelte fatte con convinzione se davvero si vuole puntare sulla più importante industria di cui l’Italia dispone, in particolare al Sud, quella culturale:
“In questo campo – ha detto – la grande novità dovrebbe risiedere, sia per la nuova programmazione comunitaria che per il Recovery Fund, in un indirizzo finalmente chiaro. La mia riflessione non fa riferimento, nel momento in cui parlo di cultura, con la visione di un evento. Sono orgoglioso di aver promosso un’azienda che lavora e produce tutto l’anno, che dà occupazione in modo stabile.
Se abbiamo dimostrato di poter realizzare, anche con modesti investimenti, tutto quello che abbiamo oggi anche con strutture all’avanguardia e di successo in una dimensione internazionale, allora non si può non continuare ad avere fiducia e sostenerne il prossimo sviluppo. In materia di cultura, questo è un momento delicatissimo, strategico dove la politica deve svolgere un ruolo di primaria importanza.
Ancora una volta mi appello alla sensibilità del Presidente De Luca perché nella nuova programmazione comunitaria ci sia una linea chiara di promozione, sostegno e sviluppo. Mi auguro che a Bruxelles si vada a discutere, dando spazio e priorità alla nostra più grande risorsa, in un Sud con poche infrastrutture ed un tessuto produttivo non proprio competitivo. Cultura, ambiente e turismo rappresentano concretamente gli assi intorno a cui costruire lo sviluppo possibile in una logica aziendale, produttiva e continuativa”.
“Dopo mezzo secolo di storia – ha sottolineato Gubitosi – gli esami li abbiamo superati. È perciò arrivato il momento, sia per i finanziatori che per gli operatori culturali finanziati, di rendere condivise le opportunità. Abbiamo una forte identità nazionale ed un respiro internazionale, siamo noi che insieme a Regione e Stato dobbiamo trovare questa occasione reciproca e sfruttarla. E’ questo, a mio avviso, il ruolo politico che la cultura può e deve svolgere in un Paese dalla storia unica al mondo come l’Italia, con particolare riferimento al Sud, culla della nostra civiltà, da sempre laboratorio di pensiero”.
E’ necessario secondo Gubitosi anche un cambio di mentalità: “C’è ancora tanto compiacimento, ai limiti del narcisismo e anche tanta improvvisazione. Siamo prima di tutto noi a doverci sforzare per far sì che la nostra Regione possa essere dichiarata tra le più creative d’Europa. Siamo vivaci, creativi, felici, carichi di energia”.
“Non è la prima volta che lo dico – ha spiegato – e questa non deve essere vissuta come una critica o un’analisi professionale. La mia storia mi obbliga a dire e dare suggerimenti. Chi non vorrebbe che la propria Regione fosse citata come la più creativa di Europa? Bisogna passare dallo slogan ai fatti. Le responsabilità non sono solo delle amministrazioni, dei soggetti chiamati a investire, sostenere, finanziare, ma prima di tutto dei creativi che sviluppano progetti culturali.
Ancora oggi sembra impossibile poter avere una progettazione culturale per i prossimi tre anni. Se non c’è, di cosa parliamo? Quali flussi turistici andremo a intercettare? A volte vediamo una resistenza all’innovazione, contrapposta a una consistente forza a restare in un mondo di negazionisti delle teorie di Darwin: per costoro, infatti, l’evoluzione delle specie culturali non esiste o non dovrebbe esistere”.
Giffoni non può essere considerato solo un esempio virtuoso, può e deve essere invece un riferimento ineludibile in campo di cultura: “Non con coraggio né con determinazione, ma con convinzione immaginerei un ulteriore investimento su Giffoni – ha concluso il direttore – Rappresenta una certezza in termini di opportunità per accelerare un processo di crescita che non riguarderebbe solo la nostra realtà territoriale, ma l’intera Campania, attraverso il completamento della Multimedia Valley con il Campus e gli Studios, che rappresentano gli strumenti per fare della creatività e della formazione in Campania una vocazione sempre più radicata.
E poi valorizzare il territorio attraverso un sistema di viabilità e di mobilità che sia efficace e moderno e che ci consenta di innestarci sulle dinamiche economiche della città di Salerno, attraverso un collegamento più snello. Bene quanto si sta facendo per l’Aeroporto di Pontecagnano: noi possiamo fare molto per il suo sviluppo e molto intendiamo fare perché questo ci consentirebbe di creare flussi turistici stabili e continuativi durante l’anno. Io credo molto nella sinergia con il territorio. Ed è la storia di Giffoni a testimoniarlo”.
Poi l’appello finale: “Dobbiamo perciò stare attenti. Questa ubriacatura di fondi, se non ben indirizzati, può rivelarsi un disastro e avremmo così perso l’occasione storica. È giusto, anzi direi obbligatorio, prevedere una presenza costante dei giovani quando si parla di opportunità per costruire il loro futuro. Su questo insisterò tantissimo, non mollerò di un centimetro. Se il fine ultimo di queste risorse è il cambiamento, gli unici titolati a controllare che le risorse vengano spese bene e che siano realmente destinate a costruire il futuro sono proprio loro: i giovani della nostra Regione e del nostro Sud”.