appartenenti ad organizzazioni camorristiche; carenza di personale (118 agenti rispetto
ai 250 necessari); inadeguatezze strutturali; carenza di assistenza sanitaria aggravata
dall’attuale fase della pandemia: il carcere di Salerno – da dove oggi è ripreso il tour
del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo tra gli istituti penitenziari italiani –
è il “caso simbolo” di tutte le problematiche che vivono le carceri del Paese. Con in
più la contraddizione che qui a Salerno ci sono iniziative importanti per il recupero
sociale dei detenuti come la produzione di milioni di mascherine, c’è la scuola
alberghiera, una di ceramica, ma non si affrontano i problemi più semplici per detenuti
e per affrontare le estenuanti condizioni di lavoro del personale penitenziario.
Continua Di Giacomo: “nel riprendere il tour non possiamo che denunciare la lunga
catena di aggressioni al personale che ha superato ogni limite di sopportazione dopo il
gravissimo fatto avvenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano con il tentativo di dar
fuoco ad un agente. È da tempo che abbiamo messo in guardia l’Amministrazione
Penitenziaria: il personale penitenziario è sotto attacco di singoli criminali e di
appartenenti ad organizzazioni. Proprio come è accaduto sempre in questi giorni nel
carcere di Frosinone con tre agenti aggrediti da un detenuto e uno di loro è rimasto
ferito in modo serio.
La nostra iniziativa – conclude il segretario del S.PP. – riprende in una fase di grande
confusione politico-istituzionale. Per noi la riforma della giustizia non può limitarsi
alle aule dei Tribunali ma deve entrare nelle carceri. Siamo sempre in attesa che gli
impegni che ha preso la ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria
Capua Vetere, insieme al Premier Draghi, si trasformino in provvedimenti ed atti
recuperando il tempo perduto dai precedenti Governi.
Mariangela Morea