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Nuovo appello dei genitori di Arianna a De Luca: «Ha bisogno di cure»

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«È giunto il momento di tirare le fila di quelle trattative che lei stesso, nel corso dell’ultimo incontro tenutosi durante la campagna elettorale che l’ha vista confermato quale Presidente, aveva interrotto in attesa che venisse depositato questo elaborato». È l’appello che Mario Cicchetti, legale della famiglia Manzo, ha rivolto al governatore Vincenzo De Luca in merito alla vicenda di Arianna, la “bimba di legno” di Cava de’ Tirreni, vittima di un presunto caso di malasanità. Nata sana, all’età di tre mesi fu sottoposta ad ricovero che le avrebbe provocato danni irreversibili, rendendola sorda, ipovedente e tetraplegica.

In primo grado, dopo una lunga battaglia giudiziaria, la seconda sezione Civile del Tribunale di Salerno ha condannato il Cardarelli a pagare un risarcimento di 3 milioni di euro alla famiglia. Sentenza impugnata dall’azienda ospedaliera napoletana e per la quale è in corso il secondo grado di giudizio.

Lo scorso 14 settembre il collegio peritale cui la Corte di Appello di Salerno ha conferito l’incarico di riesaminare il caso della piccola Arianna Manzo, la bimba di 15 anni vittima, quando aveva appena 3 mesi, di un presunto grave caso di malasanità che la rese sorda, ipovedente e tetraplegica, «è pervenuto alle medesime conclusioni alle quali era giunto quello nominato in primo grado» nel corso del processo che vide condannato a un risarcimento da tre milioni di euro una azienda ospedaliera partenopea».

È quanto fa sapere l’avvocato Mario Cicchetti, legale di Eugenio Manzo e Matilde Memoli, i genitori della piccola vittima, che oggi lancia un nuovo appello al presidente della Regione. Un eventuale risarcimento, infatti, secondo il legale della famiglia è indispensabile a garantire ad Arianna «quell’assistenza continuativa, attraverso personale altamente specializzato nell’arco delle ventiquattrore, che i genitori, ormai, non sono più in grado di assicurarle, oltre che (finalmente) una casa priva di tutte quelle insormontabili barriere architettoniche che non le consentono di soddisfare neanche i più semplici bisogni quotidiani».

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