Green Pass: Vaticano apre all’obbligo
Firmata dal cardinale Giuseppe Bertello, l’ordinanza specifica che “il controllo è demandato al Corpo della Gendarmeria” e che le disposizioni in materia di emergenza sanitaria “si applicano ai cittadini, ai residenti nello Stato, al personale in servizio, a qualsiasi titolo, nel Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e nei vari Organismi della Curia Romana e delle Istituzioni ad essa collegate, a tutti i visitatori e fruitori di servizi”.
Il Vaticano è stato tra i primi Stati al mondo a vaccinare i suoi residenti e i lavoratori che operano nella Santa Sede. Finora il Green Pass è richiesto soltanto nella mensa aziendale interna alle mura di San Pietro. Dal 1° ottobre si cambia e il passaporto vaccinale si estende a tutti.
Viene fatta eccezione solo per “coloro che partecipano alle celebrazioni liturgiche per il tempo strettamente necessario allo svolgimento del rito, salve le vigenti prescrizioni sanitarie sul distanziamento, sull’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, sulla limitazione della circolazione e dell’assembramento di persone e sull’adozione di peculiari norme igieniche”.
La notizia dell’ingresso in Vaticano consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass arriva nelle stesse ore in cui il governo conferma che non servirà Certificazione verde per la messa in chiesa e per le processioni. Rimangono valide le prescrizioni in vigore da più di un anno: distanziamento nei banchi, mascherine obbligatorie, igienizzazione delle mani ed eliminazione del segno di pace.
Green Pass, Cei esorta alla vaccinazione
In coincidenza con l’apertura dell’anno pastorale, la Conferenza Episcopale Italiana ha infine invitato vescovi, sacerdoti e catechisti a vaccinarsi. In una lettera aperta, la Presidenza Cei ha rivolto ai pastori “un appello alle coscienze” perché “chiamati a rispondere per primi a ‘un atto di amore’ per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate”.
“Facciamo quanto è nelle nostre possibilità – si legge nel testo della lettera – perché le relazioni pastorali riprendano nella cura vicendevole e, specialmente, dei più deboli. Facciamolo come atto di risposta al mandato del Signore di servirci gli uni gli altri, come lui si è fatto nostro servo; come segno di accoglienza del suo invito a prenderci cura gli uni degli altri, come lui si è preso cura di noi”.
“La cura delle relazioni – conclude l’esortazione della Cei – chiede d’incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica; di quanti sono coinvolti in attività caritative; dei catechisti; degli educatori; dei volontari nelle attività ricreative; dei coristi e dei cantori. Pertanto, le Conferenze Episcopali Regionali e ciascun vescovo, sentiti i Consigli di partecipazione, possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio, come quelle elencate”.