Un elettrocardiogramma dei pazienti al momento del ricovero è stato confrontato con un tracciato precedente all’infezione che i pazienti avevano nella propria cartella clinica elettronica e poi ancora con un Ecg eseguito nel corso del ricovero.
È emerso che il tracciato si modifica in media circa due giorni prima che il paziente si aggravi. “Il nostro studio mostra che un restringimento delle onde del tracciato dell’elettrocardiogramma durante il Covid-19 può essere uno strumento importante per i medici, consentendo di anticipare cambiamenti clinici e intervenire più rapidamente.
L’Ecg potrebbe essere utile da usare negli ospedali prima che le condizioni dei pazienti peggiorino”, spiega il coordinatore del lavoro Joshua Lampert, del The Mount Sinai Hospital. “Questo è particolarmente utile in caso di saturazione delle strutture, perché un Ecg a differenza degli esami del sangue dà un responso immediato e può essere eseguito da tutto il personale sanitario”.
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