Le imprese delle premono per avere la possibilità di sapere in anticipo quando scade un green pass e ridurre così i controlli. Quando un datore di lavoro “scopre” un dipendente senza green pass è tenuto dal decreto a fare una segnalazione in Prefettura (oltre a sospendere il lavoratore senza stipendio, con una multa da 600 a 1.500 euro).
Un caso a parte è quello legato all’autotrasporto. Gli autisti sono spesso stranieri e arrivano da Paesi dove il green pass non è obbligatorio, oppure potrebbero essere vaccinati con sieri non riconosciuti, come lo Sputnik. Resta anche il nodo dei controlli per chi lavora in proprio (tassista, rider, idraulico): si è parlato della possibilità che a fare la verifica sia il cliente che però non avrebbe strumenti per riconoscere se il green pass è valido o meno. I protocolli aziendali di sicurezza adottati con il Covid discendono dal provvedimento del 6 aprile scorso firmato dalle parti sociali.
Confindustria auspica già la revisione dei protocolli stessi, i sindacati frenano. L’Anma, l’associazione nazionale dei medici aziendali, ha ribadito di recente che i protocolli con le regole sulla sanificazione, le mascherine e i distanziamenti non possono essere superati attraverso l’utilizzo del green pass.
Dal punto di vista del lavoratore, infine, l’ingresso abusivo senza green pass può portare a sanzioni disciplinari serie. Nei casi più gravi non si può escludere il licenziamento. In una nota dal titolo «L’estensione del green pass al lavoro privato», Confindustria ritiene auspicabile la richiesta danno al lavoratore senza green pass in alcuni casi precisi.