Non soltanto esprime «piena fiducia nell’azione della magistratura». Enzo Napoli si dice «sereno» nell’attesa degli esiti dell’inchiesta che lo vede coinvolto insieme ad altre 28 persone. L’augurio del neo rieletto primo cittadino di Salerno è che si faccia «rapidamente piena luce sui fatti contestati». Ma per quanto rapidamente gli inquirenti possano procedere, lui non potrà certo aspettare i tempi della giustizia per varare la giunta. A una settimana dall’elezione e a quattro giorni dalla proclamazione ufficiale della sua rielezione a sindaco, quanto ancora Napoli può rimandare la nomina degli assessori? È chiaro, però, che l’indagine in corso e gli arresti messi a segno dalle forze dell’ordine non potranno non avere ripercussioni sulla composizione della squadra di governo. A iniziare dalla nomina del vicesindaco.
I NODI
Quello del suo vice era già, per il primo cittadino, uno dei nodi da superare. Volendo assegnarla in base all’affermazione elettorale, la carica sarebbe spettata a Dario Loffredo o, nel caso il sindaco avesse voluto operare una scelta facendo valere il principio della rappresentanza di genere, a Paky Memoli. Entrambe le ipotesi, però, sembrerebbero perdere vigore. Con Napoli che compare nella lista degli indagati, è chiaro che il ruolo di vicesindaco assume un significato diverso. Non si tratta solo di un ruolo di rappresentanza ma, di fatto, di un incarico la cui valenza potrebbe dipendere proprio dal progredire dell’inchiesta. Dunque non è escluso che, almeno in una prima fase resa più delicata dal piombare sul Comune di Salerno della bufera sulle cooperative, Napoli voglia affidarsi a una persona di più lunga esperienza amministrativa nonché storicamente fedelissima sua e del suo predecessore Vincenzo De Luca. Dunque, è possibile che il ruolo possa rimanere nelle mani del vicesindaco uscente, l’uomo che finora ha avuto nelle mani la trasformazione urbanistica della città: l’assessore all’Urbanistica Mimmo De Maio. Del resto, questo fu il ragionamento che prevalse quando De Luca, ancora sindaco, rischiava la decadenza per l’incompatibilità con il ruolo di viceministro: arruolò il suo capostaff Napoli nella giunta e lo fece vicesindaco. E quando arrivò alla presidenza della Regione Campania, con in testa la spada di Damocle della legge Severino, nominò suo vice il fedelissimo Fulvio Bonavitacola. L’altra grana per il sindaco Napoli è, manco a dirlo, l’assessorato alle Politiche sociali. Stando alle indiscrezioni, per la poltrona appartenuta a Nino Savastano c’è in pole position Loffredo, malgrado Paola De Roberto, che pure è destinata a entrare in giunta, sia la presidente uscente della commissione Politiche sociali. Dopo l’accaduto, però, non è escluso che siano gli stessi consiglieri a volersi sfilare da una poltrona in questo momento decisamente scomoda. Ma scomoda, visti i temi al centro dell’indagine, appare anche la delega all’Ambiente finora appartenuta ad Angelo Caramanno. Delega rispetto alla quale da palazzo di città, nei giorni scorsi, non è trapelata nessuna indiscrezione.