Considerati i numeri dei lavoratori non ancora vaccinati, significa svolgere milioni di test ogni settimana. Ma il sistema, avverte Gimbe, non ha la capacità produttiva per rispondere a una simile richiesta
“Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità”
“Secondo l’ultimo report del Governo, ci sono 8,4 milioni di italiani over 12 che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Di questi, oltre 6.271.788 sono persone in età potenzialmente lavorativa: 914.671 della fascia d’età 20-29, 1.379.327 nella fascia 30-39, 1.702.924 nella fascia 40-49, 1.435.196 nella fascia 50-59 e 839.670 nella fascia 60-69”, aggiunge il presidente
“Secondo i dati Istat relativi al 4° trimestre 2020, il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni è del 62,9%: sarebbero dunque quasi 4 milioni i lavoratori non vaccinati, un numero però indubbiamente sottostimato dal sommerso”, sottolinea Cartabelotta
“Questi lavoratori vadano a vaccinarsi, oppure bisognerà andare verso un obbligo vaccinale”. Una questione, questa, rispetto alla quale hanno preso posizione anche i medici di famiglia, che si rifiutano di effettuare i tamponi per il Green pass
“Hanno difficoltà a fare il tampone in ambulatorio, perché sono nel nostro contratto, ma è giusto farlo al paziente che ha sintomi, per capire se ha il Covid o l’influenza, o al paziente che è stato a contatto con un positivo. Non fare un tampone per dare un Green pass a una persona che non si vaccina, per motivi che alla base non hanno nulla di scientifico”, sostiene Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg)
Intanto, il dibattito si concentra anche sul prolungamento della validità dei tamponi rapidi a 72 ore (questa durata è già prevista per i molecolari): contrario all’estensione della validità è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia Molecolare all’Università di Padova, secondo il quale per avere un impatto sulla trasmissione il tampone dovrebbe invece avere un massimo di 24 ore di validità
Anche secondo Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, “qualunque decisione venga presa di allungamento del tampone è una decisione politica, non è una decisione scientifica”
E aggiunge: “Il tampone già a 48 ore rischia di avere una finestra in cui un soggetto potenzialmente se già infettato potrebbe essere diventato positivo, figuriamoci a 72 ore”