In particolare Confesercenti Campania ha raccolto il caso di un maestro sarto del centro storico di Napoli che non intende fare tamponi a proprie spese per lavorare. Altre segnalazioni sono giunte da alcuni esercenti i cui dipendenti che si sono lamentati della decisione dello Stato della sospensione non remunerata per i non vaccinati. Altro problema in evidenza è il costo dei tamponi: «15 euro ogni due giorni è oneroso per noi» ci hanno detto diversi imprenditori di piccole e medie imprese, che hanno come dipendenti – definiti “indispensabili”- chef, autisti, panettieri e artigiani.
Infine ci sono state alcune segnalazioni di criticità differenti, per esempio nel settore dell’agroalimentare (filiera corta e quarta gamma), dove le aziende delle zone di Villa Literno, Castelvolturno, Mondragone, Capua e Santa Maria Capua Vetere hanno lamentato un nuovo ostacolo: i dipendenti di provenienza est Europa e nord Africa si sono sottoposti nei loro paesi d’origine alle prime dosi dei vaccini, non riconosciuti però (e quanto pare) in Italia, e quindi non hanno esibito certificato verde.
«Ribadiamo – sottolinea e conclude Vincenzo Schiavo – che le imprese non possano pagare lo scotto anche in questo senso degli effetti della pandemia. Lo Stato metta in condizione i lavoratori di fare le proprie scelte, ma anche le imprese di non subire l’ennesimo contraccolpo economico. Si trovino soluzioni condivise, che siano di equilibrio tra l’importanza primaria di garantire la salute del dipendente e dei suoi colleghi e le necessità di una azienda di non subire contrazione di fatturato e di incassi senza avere alcune responsabilità».