“Tanto più alta sarà la quota di vaccinati tanto più ci potremo avvicinare a uno scenario che ci farà passare dall’epidemia all’endemia – ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro – che vuol dire che il virus continua a circolare, ma in maniera limitata e controllata nella popolazione senza scatenare più grandi picchi”
“Quando arriveremo a centinaia di casi ci considereremo usciti dalla pandemia ed entreremo in endemia, si comincerà a convivere con il virus”, ha detto anche l’immunologo e membro del Cts Sergio Abrignani
Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ha spiegato che è difficile pensare che il virus venga eradicato come il vaiolo. Si punta piuttosto a una “bassa endemia”, ovvero a una presenza del virus con pochi casi. Obiettivo che si raggiungerà “quando avremo vaccinato il 95% della popolazione”
Secondo Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Puglia, “il virus sta progressivamente diventando endemico. Ovviamente non bisogna abbassare la guardia e continuare un attento monitoraggio e rinforzo delle coperture vaccinali”
Ci sono varie ipotesi all’interno del mondo scientifico su come sarà il virus endemico: secondo alcuni come l’influenza – con la possibilità che causi anche patologie gravi -, mentre secondo altri evolverà in una forma simile a un raffreddore
Trevor Bedford, biologo computazionale del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, immagina “un virus tre volte più contagioso dell’influenza, ma con un tasso di mortalità simile”
Mentre la rivista Science ipotizza il quadro di un comune raffreddore, con una prima infezione durante l’infanzia seguita da altre lievi e ricorrenti
E sono i vaccini uno dei punti cruciali dell’evoluzione del coronavirus, in primis la loro distribuzione in tutto il mondo: “Se non si mettono i vaccini subito a disposizione di tutti corriamo il concreto rischio di sprofondare in una devastante endemia che potrebbe protrarsi per anni, con i Paesi ricchi obbligati a ricorrere ogni anno a nuovi vaccini per fronteggiare le più recenti varianti e i Paesi più poveri abbandonati a contare i morti”, ha spiegato Vittorio Agnoletto, medico e coordinatore del Comitato italiano della campagna europea Diritto alla Cura
Sul fronte dei vaccini infatti, mentre ci sono Paesi che hanno immunizzato anche il 90% della popolazione vaccinabile, l’Africa per esempio non arriva al 10%. Una situazione che fa sì che la pandemia continui a progredire in alcune aree del mondo, con il rischio di diffondersi o ri-diffondersi anche in altre zone, per poi trasformarsi in endemia in momenti diversi a seconda dei luoghi
Questo anche perché i vaccini, pur essendo efficaci per non contrarre la malattia in forma grave, non abbattono al 100% la circolazione del virus e rimane un minimo rischio di essere comunque contagiati. Inoltre, secondo diversi studi l’immunità data dal vaccino inizia a indebolirsi dopo 6 mesi, mentre non è ancora chiaro quanto duri quella derivante dalla guarigione dal Covid
La disparità di vaccinazioni nel mondo fa anche sì che nei Paesi con meno immunizzati continuino a svilupparsi le varianti del virus, spinte dalla sua maggior circolazione. Mutazioni che potrebbero rendere il SARS-CoV-2 ancora più trasmissibile o più virulento, allontanando l’orizzonte dell’endemia in quelle zone e riportando nei Paesi più immunizzati una forma di coronavirus capace di “eludere” il vaccino
Secondo una ricostruzione pubblicata sulla rivista Nature dall’Istituto europeo di bioinformatica di Hinxton – basata sui dati genetici disponibili nella banca dati britannica in cui sono depositate le sequenze genetiche del virus e che fa capo al Consorzio britannico di genomica del Covid-19 (COG-UK) – il virus SarsCoV2 accumula approssimativamente 24 mutazioni l’anno. Varianti che è importante riuscire a caratterizzare per controllare il modo in cui si evolverà il virus
Dall’estate 2021 – riporta Nature – in Gran Bretagna è stata la variante Delta a imporsi, rappresentando il 98% dei campioni di genoma virale raccolti a fine giugno. I casi collegati a questa mutazione hanno continuato a crescere nelle prime settimane di luglio quando sono state allentate le misure restrittive, anche se oltre il 90% degli adulti in Gran Bretagna aveva gli anticorpi contro il virus e quasi il 70% aveva ricevuto due dosi di vaccino
La crescita e diffusione di varianti nuove e rare – conclude lo studio – è dovuta ovviamente alla variante in sé e all’immunità della popolazione ospite: un fattore che potrebbe diventare particolarmente importante in futuro quando il virus diventerà endemico
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