È quanto emerso da uno studio coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Policlinico Umberto I di Roma, i cui risultati sono stati presentati in occasione dell’assemblea della Facoltà di Medicina e odontoiatria della Sapienza, che si è tenuta martedì 19 ottobre
La ricerca, promossa e incentivata dalla Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, e dal Direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I, Fabrizio d’Alba, ha analizzato la risposta anticorpale al vaccino e la sua durata su un campione composto da 2065 operatori sanitari a distanza di 2 e 6 mesi dalla seconda dose di Comirnaty, sviluppato da Pfizer-Biontech.
Dall’analisi è emerso che a distanza di 2 mesi dalla seconda dose di vaccino, solo lo 0,14% (3 soggetti) dei soggetti ha mostrato una insufficiente risposta anticorpale. La presenza di patologie concomitanti, ad alto rischio di eventi cardiovascolari, come ipertensione, diabete e dislipidemia, è invece stata associata ad un più basso titolo di anticorpi.
Anche il fumo sembra essere un importante determinante della risposta anticorpale. Tra i tabagisti è infatti stata osservata una risposta immunitaria significativamente più bassa rispetto ai non fumatori.
Quanto alla durata della risposta anticorpale, dallo studio è emerso che a distanza di 6 mesi dalla prima dose di vaccino, il titolo di anticorpi si è ridotto di circa il 75%, ma la maggior parte dei soggetti mostrava ancora una buona risposta anticorpale: passando dalla mediana a 2 mesi di 626 AU/ml a quella a 6 mesi di 147 AU/ml. Inoltre, solo lo 0,8% del campione (12 soggetti) mostrava una risposta anticorpale insufficiente.